Dal 26 Luglio all’11 Agosto in Francia si sono radunati migliaia di atleti, per le Olimpiadi 2024, con accompagnatori, televisioni, giornalisti in una serie infinita di specialità. Un evento che costerà miliardi di euro. Tutto seguito in diretta, volendo scegliere i propri gusti con commenti, interviste, attese, delusioni, pianti e grida.
I giochi iniziati nell’antica Grecia nel V-VI secolo avanti Cristo impallidiscono nei tempi che seguono. L’era moderna è stata reinventata da Pierre de Cubertin (1896) in Grecia. Alla sessione estiva si aggiungeranno i giochi invernali e i giochi paralimpici (Roma 1960).
Alla base del gioco soggiace la sfida del vincitore. Per attenuare il trionfo del primo, hanno introdotto le medaglie d’oro, di argento e di bronzo. Da qui la preparazione, gli allenamenti, le tecniche, il tifo e la partecipazione. Un vero e proprio mestiere per il momento finale, sia singolo che collettivo. Si appella sempre alla sfida corretta, senza imbrogli e senza doping: si sottolinea la fraternità tra i popoli superando discriminazioni. Comunque si vogliano descrivere, le Olimpiadi accentuano la grandezza dell’atleta più forte, più scaltro, il primo tra tutti; così per la squadra. Una guerra simulata, indispensabile per riuscire.
Questo concetto, se esasperato, procura comunque disuguaglianze che non riescono a compensare giudizi e pregiudizi. Forse è insopprimibile l’istinto al gioco e alla lotta; sicuramente può essere declinato più delicatamente e meno commercialmente. Come farlo non saprei dirlo: vengono in mente i ragazzi e le ragazze in clima di guerre. Dove per i bimbi non sono possibili nemmeno i giochi innocenti dell’infanzia.
La storia è piena di questa duplicità di approcci, benevola e aggressiva. Gli antichi filosofi avevano elaborato la teoria gnostica che distingueva tra corpo e anima, per suggerire il disprezzo del corpo. La cultura moderna è riuscita ad equilibrare le due dimensioni. La strada è l’equilibrio tra la dimensione fisica e quella spirituale.