“Senza conservanti” la rubrica di Vinicio Albanesi. N.62 – LITIO, NICKEL, COBALTO, MANGANESE E GRAFITE

L’International Energy Agency, organizzazione intergovernativa, fondata dall’OCSE, a seguito dello shock petrolifero del 1973, ha pubblicato un recente rapporto riguardante la transizione ecologica. E’ stato fatto notare che un sistema energetico alimentato da tecnologie per l’energia pulita ha bisogno di diversi materiali, soprattutto per le batterie: litio, nickel, cobalto, manganese e grafite. Gli elementi delle cosiddette “terre rare” (un pacchetto di 15 elementi “lantanoidi”, più scandio e ittrio) sono essenziali per i magneti, per le turbine eoliche e per i motori elettrici. Mentre le reti elettriche necessitano di una grande quantità di rame e alluminio.

La maggior parte del litio estratto è già destinato al trasporto elettrico e alle batterie: si stima che entro il 2040 anche la maggior parte del nickel sarà destinata al medesimo settore. In uno scenario in cui gli obiettivi climatici degli accordi di Parigi vengono raggiunti, secondo il rapporto della IEA, alle tecnologie che generano energia pulita sarà destinato il 40% di tutto il rame e di tutte le terre rare estratti nel mondo, il 60% o 70% di tutto il nickel e di tutto il cobalto e quasi il 90% di tutto il litio. Complessivamente il rapporto stima che entro il 2040 la domanda di minerali crescerà di 4 volte ed entro il 2050, nello scenario auspicato dagli accordi di Parigi, di ben 6 volte.

All’interno di questa complessiva crescita di domanda, alcuni minerali verranno richiesti in maniera sproporzionatamente maggiore di altri. Il settore dei veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo entro il 2040 chiederanno 30 volte più minerali di quanto fanno oggi. Il mercato, a fronte delle nuove esigenze, chiederà più risorse, soprattutto a quei paesi che sono capaci di fornirle: Australia, Repubblica Democratica del Congo e Cina. Molti siti poi sono soggetti a notevoli rischi climatici che ne mettono a repentaglio la regolarità di estrazione. “Oltre il 50% della produzione di litio e rame è oggi concentrata in aree con alti livelli di stress idrico. Alcune delle regioni che sono tra le maggiori produttrici come Australia, Cina e Africa sono soggette a ondate di calore estreme e inondazioni. Sono problemi grandi che riguardano l’economia planetaria.

La conclusione derivante da queste osservazioni è lapidaria: nulla si ottiene in natura gratuitamente Se non si abbassa il peso dei consumi, la problematicità si sposterà sulle forniture: il guaio è che la filiera di produzione non è controllata, dietro la quale si nascondono troppo spesso sfruttamento, lavoro minorile, rischi per la salute.