Le tre parole del titolo non vogliono indicare un elenco di tristezza. Aiutano piuttosto ad affrontare la vita con un senso pieno di felicità; per questo sarebbe meglio chiamarle virtù.
Si è molto scritto e parlato di vicinanza, di risultati raggiunti, di notorietà. Lo schema della vita odierna è sviluppato in modo irenico (pacifico), pieno di un gran ben di Dio: dall’abbondanza dei cibi e di cose, fino alla spensieratezza e al gioco. L’esperienza dice che siamo nati limitati e sottoposti alle leggi fisiche e spirituali e quindi non perfettamente liberi. Da quando si nasce, e per tutta la vita, occorre apprendere: la lingua, le conoscenze, le abitudini, la cultura, la scienza. La prospettiva di sviluppo esige impegno, coerenza e costanza. Lasciati a noi stessi saremmo poco più che animali, soddisfacendo le sole esigenze della sopravvivenza. Non saremmo riusciti nemmeno a stare in posizione eretta.
La solitudine può essere vissuta purché sia circondata da sicurezza fisica, alimentare, ambientale. Lo scienziato, l’artista, il monaco possono godere del proprio sé a condizione che tutto ciò che lo circonda gli permetta di vivere. Nel silenzio delle proprie capacità fisiche ed emozionali si intuiscono nuovi orizzonti con i pensieri, le intuizioni, le scoperte, le opere.
La fatica significa apprendimento. Guardando lo sportivo, il poeta, l’artista, un santo si ha l’illusione della facilità. Non è così: è facile pensare alla fatica se la si compara con l’abilità. In tutti i sensi, sia artigianale, intellettuale, di impresa. E la fatica, per definizione, è sempre un peso, da cui liberarsi appena possibile.
Infine il dolore sopraggiunge per le delusioni, la stanchezza, l’impegno. La parte positiva della responsabilità dipende dal desiderio di raggiungere un obiettivo, sia esso lo sport o la danza. Le negatività si superano desiderando ciò in cui si crede. Dietro la storia dei geni ci sono abilità coltivate nel tempo e con costanza. Anche la vita tranquilla riserva momenti di solitudine, di fatica e di dolore. Non addestrarsi fin da piccoli alle responsabilità, significa aspettarsi una vita senza contenuti: un sopravvivere insignificante. E’ ciò che non si augura mai a nessuno.