Facendo ricerche storiche sul trattamento riservato alle donne nel mondo greco e romano ho scoperto che, almeno per le famiglie agiate, l’uomo capofamiglia, da cui il nome paterfamilias, (in latino il genitivo di familia è familias e non familiae), aveva la possibilità di avere una moglie, da cui i figli legittimi, una concubina, i cui figli erano in parte riconosciuti e anche una compagna.
La regina della casa, si fa per dire, non accudiva i figli che erano lasciati alle ancelle; viveva in spazi separati della casa, non poteva uscire in pubblico, se non per motivi rari ed eccezionali. Il padrone esigeva una dote dalla famiglia della donna; poteva invocare il divorzio senza darne motivazioni; l’unico problema era restituire la dote. Se fosse rimasta vedova la moglie del capostipite, doveva essere sposata da uno stretto parente, così da non disperdere il patrimonio.
Nei mondi greco e romano le ragazze a 10/12 anni erano promesse spose al futuro marito; si sposeranno a 14-17 anni; diventeranno moglie solo dopo la maternità. Le fanciulle nate erano un impiccio, perché avrebbero superato in numero i maschi e perché dovevano essere piazzate con impegni onerosi. Non era raro il caso che fossero esposte a chi le avesse volute, addirittura vendute. Molte finivano a fare le prostitute; più fortunate quelle legate a un tempio. Nonostante le impegnative recenti ricerche non si ha traccia di matriarcati; forse presso gli etruschi le donne avevano più libertà e poteri.
Nella storia sono celebrate grandi donne: poche per la verità. Ma la storia è scritta da uomini, sempre per nomi celebri: raramente per il popolo nella vita reale. Il lavoro da fare è molto; le disuguaglianze sono forti: di stima, di rispetto, di verità. Come consolazione tre citazioni, una laica, le altre due religiose. Platone nel suo testo “Repubblica” lascia detto: «Pertanto, caro amico, nel governo della città non c’è alcuna occupazione propria della donna in quanto donna, né dell’uomo in quanto uomo, ma le inclinazioni sono ugualmente ripartite in entrambi, e per sua natura la donna partecipa di tutte le attività, così come l’uomo, pur essendo più debole dell’uomo in ognuna di esse»: (ancora un po’ di ritrosia!).
La Bibbia è più esplicita: «In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». (Atti, 10,34); «Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina, poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù». (Galati, 3,28). Consoliamoci.
La rubrica del Giovedì di Vinicio Albanesi