Le montagne, in estate e in inverno, sono diventate mete ambite per le sfide e per lo sport. Un dato allarmante è suggerito dagli incidenti del Soccorso alpino che hanno superato, negli ultimi anni, 11 mila soccorsi annui. Le montagne, come i mari, sono luoghi che richiamano lo spirito di avventura, di solitudine, di soddisfazione per le proprie arditezze. Si è arrivati al punto che per alcune località hanno imposto il numero chiuso e parcelle d’ingresso. In un mondo globalizzato anche il tempo libero è ritmato da regole generali che non lascino scampo alle libertà: ferie, stagioni, eventi sono programmati per accontentare l’ondata di libertà dal lavoro.
Il tempo libero diventa così affollamento, file, spazi ristretti perché l’affollamento è diretto alle località attrezzate. Sono terminati i tempi dei montanari, dei pecorari, di quanti abitavano in luoghi solitari e circoscritti, con tradizioni secolari e linguaggi locali. E’ il prezzo pagato per l’allargamento di benefici a quanti, secondo le proprie risorse economiche, possono permettersi vacanze programmate.
La contraddizione è nella penalità imposta alla vita: ammassati in città inquinate per il lavoro, altrettanto inquinati e limitati i luoghi di vacanza. Lo sviluppo del progresso non ha regole; è assecondato, programmato, industrializzato. D’altronde le esigenze di cibo, di alloggio, di vita quotidiana sono così alte da non lasciare spazio all’inventiva. Ricordo di aver acconsentito alla visita di uno zoo “naturale”, in una collina con rispetto della natura. In decine e decine siamo rimasti a contemplare, a distanza, due vecchi orsi insonnoliti e annoiati. Dal dèpliant l’offerta era molto più ampia.
Eppure si sente il bisogno di silenzio, di pacatezza, di vita privata. Sono rimasti piccoli spazi residuali (monasteri, case di ritiri, qualche b&b) per pensare al proprio senso della vita. Non abbassando lo stile della sopravvivenza, è inutile pensare a luoghi di riposo. Il silenzio non è uguale alla solitudine: il ritrovare se stessi non è indice di depressione. Il ritmo fragoroso della vita sembra non dare spazio allo spirito.
Non resta che ritagliare qualche quarto d’ora nella vita quotidiana per pensare alle cose serie dell’esistenza, silenziando tv, telefoni, in compagnia di qualche buon libro.