Nella tradizione ebraica la Pasqua è la festa della liberazione della schiavitù dall’Egitto verso la terra promessa. Con il cristianesimo si celebra, in più giorni, il mistero d Cristo morto e risorto. Nei tre giorni di Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica sono celebrati gli eventi dell’ultimo tratto della vita di Gesù. La cena richiama l’Eucarestia, il Venerdì la passione, il sabato la benedizione del fuoco e dell’acqua, la Domenica la Risurrezione.
Con coraggio gli eventi possono essere letti come la storia personale di Cristo che si proietta nell’umanità. La storia si ripete nel tempo. La cena è il segno della fraternità e del benessere. La passione è l’aggressività e gli odi che attraversano l’umanità, con effetti di morte e di dolore, l’acqua e il fuoco sono il segno dell’attenzione al creato; infine la domenica di liberazione. Questi misteri sembrano scomparsi, considerato l’abbandono della pratica religiosa, anche se permangono nella vita personale e collettiva.
Il problema serio è l’incapacità di leggere le vicende che accompagnano la vita. Prevalendo la dimensione personale, lo schema dei diritti si ferma alle storie strettamente singole, dimenticando, forse volutamente, che ogni azione partecipa, di riflesso, ai fenomeni comunitari. Gli esempi sono molti: si possono indicare la denatalità e l’invecchiamento della popolazione. Perduta l’attenzione collettiva, i riflessi si ripercuotono, anche nella vita singola.
La Pasqua ha valore per la qualità della vita. E’ il segno della liberazione, verso equilibri garantiti per tutti: in altre parole il messaggio della Pasqua è la speranza. Il futuro non ha limiti perché è comunque orientato per l’uguaglianza a vantaggio di tutti. La vita si Cristo è garanzia di fraternità e di pace: la promessa che Dio non lascerà le sue creature è conferma del messaggio positivo, orientato alla felicità. Il cristianesimo è la religiosità che accoglie le istanze umane, oltrepassando il tempo per offrire la visione completa della vita che aspira all’immortalità e all’infinito…