“Pietra”, presentazione in carcere: confronto per raccontarsi (e capirsi)

Una selezione di racconti, riflessioni, versi e stralci di discorsi ufficiali che abbracciano un arco temporale di decenni: “storie raccontate per aiutarci a capire chi siamo. La fragilità è qualcosa che, se viene censurata, ci rende meno umani e ‘Pietra’ è un libro che parla di noi. Ha l’ambizione di voler dire che paradossalmente siamo tutti diversi ma profondamente uguali, che non esiste il ‘tossico’ o il ‘migrante’, ma esiste la razza umana, con le fragilità con cui ogni giorno facciamo i conti o le ombre da cui ogni giorno scappiamo”.

Con queste parole Francesco Cicchi, fondatore e Presidente della Cooperativa Sociale Ama Aquilone, racconta “Pietra. L’anima e l’infinito d’abitare”.Il libro, edito da La meridiana, dopo l’esordio nella prima uscita ufficiale, approda in carcere in un incontro-confronto che si preannuncia carico di emozioni e significato. Perché il filo che lega l’istituto di pena alla comunità è fatto delle stesse storie, della stessa forza, delle stesse vittorie e delle stesse sconfitte narrate nelle pagine di Cicchi.

L’autore incontrerà i detenuti della casa circondariale di Ascoli Piceno domani, dalle 15.00, conversando con Anna Casini,vicepresidente della Regione Marche,e Vinicio Albanesi,Presidente della Comunità di Capodarco.L’appuntamento ascolano è la seconda tappa di un ciclo di presentazioni che si terranno in alcune tra le più importanti città del Paese ed è realizzato grazie alla disponibilità della direttrice dell’istituto, Lucia Di Feliciantonio.

“Il carcere è un luogo da cui non si può rimanere lontani – sottolinea Francesco Cicchi -. È il luogo in cui è più necessario parlare di dignità umana, ma è anche un simbolo che evoca le prigioni interiori di ognuno di noi, e che ci interroga sulla responsabilità di esserne liberi”. I racconti contenuti nel libro “non seguono un criterio cronologico – si legge nella quarta di copertina – e gli argomenti si snodano attraverso una struttura narrativa ritmica scandita dalle ore del giorno, dall’alba all’alba successiva, così come concepite da alcune delle più antiche religioni della cultura occidentale e orientale. Con questo artificio creativo il racconto assume il retrogusto introspettivo, rispettoso e a tratti ancora tormentato, di una riflessione ampia e presente, indispensabile per la disciplina quotidiana dell’anima, che si consuma tra la luce fragorosa del mondo e la penombra della solitudine ascetica. Un messale laico, in equilibrio tra i gesti e il canto, che si presenta con il candore inquieto e stupito di un diario scritto a mano, ma anche come impegno per la costruzione di una regola umile, morale e civica, disincantata e necessaria al tramandare: una pietra scartata che diventa materia di meraviglia (Mt 21,42), appunto”. Il libro ospita un intervento di Eraldo Affinati e la postfazione di Giuseppe Frangi, Direttore di Vita Non profit.

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