Papa Francesco e i cultori della razza col pedigree, don Albanesi sulla visita del Papa a Lampedusa

La visita di Papa Francesco a Lampedusa ha significati profondi e non può essere annoverata semplicemente tra gli impegni d’onore verso una chiesa o una parrocchia di prestigio.
Ha il significato di vicinanza e di solidarietà con i popoli affamati, i cui figli scappano dai propri paesi in cerca di lavoro e di cibo, molti dei quali hanno incontrato la morte per la precarietà dei viaggi e la ferocia degli intermediari.

Il papa comprende bene, per la sua storia personale e pastorale di vescovo di Buenos Aires, che cosa significhi essere figlio di migranti.

Nella sua visita si condensa un impegno cristiano e anche civile. La Chiesa cattolica da sempre è attenta a quanti la Sacra Scrittura chiama “stranieri”. I motivi dell’accoglienza sono alla radice della sua dottrina.

Infatti per il pensiero cattolico alcuni principi sono inderogabili:
– ogni essere umano è uguale in dignità dovunque;
– il primo diritto da tutelare, in condizione di fame e di guerra è la sopravvivenza;
– di fronte al pericolo di vita (si vedano gli sbarchi) è dovere umanitario salvare la vita delle persone;
– il problema dell’immigrazione è un problema strutturale e non emergenziale;
– l’Europa ha il dovere di affrontare il problema dell’immigrazione;
– una seria politica di immigrazione passa dall’aiuto allo sviluppo dei paesi.

Nella nostra Italia la Legge Bossi-Fini che avrebbe doluto regolamentare l’afflusso degli immigrati non ha risolto i problemi. Ondate di sbarchi mettono il paese di fronte alla drammaticità delle emergenze, senza una politica coerente soprattutto con i paesi dell’est europeo e del nord africa.
L’Europa nel cinismo dei singoli paesi segue indicazioni singole, lasciando che i problemi gravino soprattutto su chi, come l’Italia, è paese di frontiera.

La crisi economica ha acuito i problemi, lasciando che le reazioni scomposte, se non xenofobe, dell’umore popolare diventino sempre più allarmistiche. Vengono esaltati rischi sociali ed economici, senza prendere coscienza che i popoli hanno da sempre emigrato e molti di noi, nella notte dei tempi, è figlio di migranti lui stesso.

Speriamo che la visita del Papa a Lampedusa riporti all’attenzione dell’opinione pubblica e dei governanti il tema nelle sue dimensioni strutturali anche per il futuro del nostro paese. Non solo in termini etici, ma anche e sociali. Almeno si riavvii la discussione sulla cittadinanza che, a sprazzi, galleggia nelle reazioni primitive di gente che vorrebbe la fissazione di una razza dal pedigree immacolato, purché autorizzata al mercanteggio nel mondo, compreso lo sfruttamento.

Dal blog di don Vinicio Albanesi “L’inquieto