E’ ben nota la parabola del figliol prodigo. I personaggi sono tre: il padre, il figlio minore, il fratello più grande. La parabola, forse suggerita da un episodio conosciuto da Gesù, forzando tempi e modi, interpreta tre sentimenti. La bontà del padre, l’incoscienza del figlio minore, la rabbia e l’invidia del fratello maggiore.
Padre e figli
La figura del padre è grandiosa nel lasciare libero il figlio, pur sapendo che le sue pretese lo porteranno alla rovina. Non ne impedisce la libertà; non lo giudica, ma aspetta che cresca perché diventi saggio. Non lo abbandona nemmeno quando è lontano, ma spera che le disgrazie faranno rinsavire questo figlio prepotente e scellerato. Infatti quando lo intravede da lontano gioisce e comanda di far festa. Non lo rimprovera perché ha capito che il figlio è cambiato.
Il figlio minore è presuntuoso, vuole libertà, la richiede anche se non avrebbe diritto. Se ne va con dei beni da poter spendere. Rapidamente consuma i beni ottenuti e si riduce in miseria.
Solo allora incomincia a comprendere il suo errore. L’atteggiamento paziente e generoso del padre gli fa ripensare alla vita di famiglia. Si pente di quanto ha fatto, confessa i comportamenti sbagliati, con umiltà ritorna dal padre. Spera che il padre lo perdonerà.
Il fratello maggiore è invidioso: se ne lamenta con il padre. Invoca giustizia e il giusto apprezzamento per essere stato al dovere, senza errori. Non perdona il fratello scappato, perché è stato un vero incosciente. Il padre cerca di rassicurarlo dichiarandogli riconoscenza e tranquillità.
Le lezioni che si possono apprendere dalla parabola possono essere dedotte dalle tre figure della parabola.
Il padre saggio
Il padre è persona saggia e sicura di sé. Conosce il figlio e ha cercato di educarlo secondo i suoi principi. Nonostante questo, il figlio è degenerato: forse per incoscienza, per immaturità, addirittura per godere della vita. Il padre non si scompone: accetta la sfida della crescita e si mostra disponibile e disposto ad accettare gli errori.
Conosce bene i limiti della libertà e accetta la possibilità delle scelte. Per questo motivo lascia partire il figlio, pur sapendo che rischia una brutta fine. E’ la storia di ogni essere umano.
S. Agostino dice che anche quando si attua una scelta sbagliata, la si mette in pratica perché sembra essere la cosa giusta.
E’ la condizione nella quale ciascuno si trova. Molte scelte sono dettate non da prudenza, da giudizio, da saggezza. Sono le condizioni emotive che prevalgono. Spesso capita di non dare retta alla coscienza e alla morale. Dio, dal canto suo, non impedisce le scelte, ma le guarda nella speranza del ravvedimento.
Spesso, di fronte al male si invoca l’intervento divino perché lo impedisca. Avendo scelto la creatura libera, Dio è fedele a questa sua scelta. Non può intervenire perché ha già stabilito la libertà delle sue creature.
Il giovane ribelle
Il ragazzo ribelle si lascia trasportare dai beni effimeri. E’ imprudente, non ha voglia di fare nulla. Si dedica ai piaceri, non rendendosi conto della inutilità di simile scelta. Solo la vita, nella sua crudeltà, lo riporta a più saggi consigli.
Stretto dalle necessità ritorna a chi gli ha voluto bene. Confessa i suoi errori, nella speranza che il padre lo accolga. Così avviene dopo averne preso coscienza, disposto a ricominciare daccapo.
Il giusto
La terza figura è caratteristica di chi ha livore, invidia, senza la capacità di concedere perdono. La giustizia vuole che chi ha sbagliato paghi. Per questo non accetta che suo fratello venga perdonato e addirittura festeggiato. Rivendica i meriti per la sua corretta condotta e non immagina che qualcuno possa essere lodato, nonostante gli errori.
Pensando e adattando la parabola alla nostra condizione, possiamo scoprirne l’attualità. Ciascuno può essere contemporaneamente nella condizione di padre misericordioso, di figlio scapestrato e di fratello maggiore che invoca giustizia senza sconti.
Siamo chiamati ad essere padri misericordiosi oppure persone che commettono errori o persone oneste e rigide che non sopportano ingiustizie.
La parabola offre la visione di Dio, quale padre misericordioso e generoso, o figli e figlie che commettono errori, infine persone oneste che non sopportano eccezioni.
Nella libertà che è concessa spetta ad ognuno quale parte scegliere: se misericordiosa, se trasgressiva, se rigida.
Si da il caso che nella vita accordata sia varia la condizione scelta. Misericordiosa verso chi ha commesso errori, ma voluta bene. Disonesta per qualche momento o azione della vita errata (peccati), infine come persone che, sentendosi ed essendo oneste, non tendono essere teneri per chi sbaglia.
30 Marzo 2025 – Anno C
IV Domenica di Quaresima
(1ª Lett. Gs 5,9a.10-12 – Salmo 33 (34) – 2ª Lett. 2Cor 5,17-21 – Vangelo Lc 15,1-3.11-32)