“Oltre 900 recuperi in un anno”: a Capodarco il Cras regionale è un rifugio sicuro per gli animali selvatici

Uno capriolo recuperato dal CRAS

Un falco di palude, stremato dal viaggio migratorio, recuperato, rifocillato e rimesso in libertà; una poiana riabilitata da una frattura composta dell’ala e rilasciata nello stesso luogo di ritrovamento; un gabbiano reale, liberato dalle plastiche, rifocillato e rilasciato la mattina dopo. Sono solo alcuni dei tantissimi interventi compiuti negli ultimi mesi dal Cras (Centro recupero animali selvatici) della Regione Marche, la cui sezione di Fermo, Ascoli Piceno e Macerata è da quest’anno all’interno del Parco della Comunità di Capodarco, un bosco di circa 7 ettari di macchia mediterranea sorto grazie a un’importante opera di riqualificazione ambientale. Il centro è coordinato dallo zoologo e ricercatore Nazzareno Polini, rappresenta un rifugio sicuro per animali feriti che hanno bisogno di un percorso di accoglienza, riabilitazione e rilascio in natura ma anche uno specifico servizio per la raccolta di carcasse di animali selvatici (prevalentemente ungulati come capriolo, cinghiale ed altro) coinvolti in incidenti stradali. “In termini pratici – racconta Polini – il centro è gestito dall’associazione Smilax Nova che da diversi anni opera nell’oasi di Capodarco e si avvale della collaborazione operativa h 24 di circa una decina di volontari che coprono l’intero territorio del centro-sud delle Marche, anche all’interno del Parco Nazionale dei Sibillini con il quale c’è piena collaborazione”.

“La procedura di recupero parte dopo una segnalazione delle forze dell’Ordine o di privati, ci si accerta che l’animale sia realmente in difficoltà e gli operatori disponibili si recano sul posto provvedendo alla messa in sicurezza e recupero dell’esemplare. Una volta fatta la diagnosi si sottopongono alle cure del caso e gli animali trascorrono un periodo di riabilitazione nella struttura di Capodarco fino a che non sono in grado di tornare in sicurezza nel loro habitat naturale. Vorrei ricordare – prosegue il coordinatore del Cras – che non ci siamo fermati durante l’emergenza covid, fin dai primi mesi di pandemia abbiamo continuato ad operare sul territorio tant’è che tra animali feriti o deceduti ne sono stati recuperati ben 900 in quasi un anno di attività. Questo è un periodo con meno specie rispetto all’arco aprile-luglio in cui ci sono le nidificazioni, ma da qui a fine anno credo avremo un’altra ventina di casi”. Emblematici del lavoro prezioso del Cras sono il recupero e rilascio presso la Riserva Sentina di San Benedetto del Tronto di un fenicottero rosa, trovato lo scorso aprile nelle campagne dell’Ascolano, probabilmente rimasto isolato rispetto al suo gruppo durante la migrazione; e quello di un lupo con fratture alle gambe che, recuperato e curato, si trova ora in un centro specializzato nel bolognese.

Cuccioli di capriolo all’interno del CRAS

L’ausilio alla fauna in difficoltà non è l’unica attività promossa dal Cras regionale in quanto non mancano anche i classici ‘consigli utili’ rivolti a coloro che si trovano ad incrociare il proprio cammino con degli animali selvatici. “Sulla pagina facebook ‘Cras Regione Marche Fermo-Ascoli Piceno-Macerata’ – spiega Polini – oltre a rendere noti i nostri interventi sia attraverso foto e video, forniamo anche indicazioni sui comportamenti da adottare in caso di incontri ravvicinati con la fauna, al fine di proteggere sia l’incolumità dell’animale che della persona”. I Centri di recupero animali selvatici sono di nuova formazione nelle Marche, a fine 2019 è stata firmata una convenzione per fare questo tipo di attività nei territori, rivolta a tutte le specie di animali della fauna selvatica, e il centro di Capodarco è stato individuato come sede regionale.  Oltre alle circa 1.300 essenze vegetali, una grande varietà di fauna tra uccelli, mammiferi, micromammiferi e chirotteri, insetti, anfibi e rettili popola l’oasi, dove vengono accolti, riabilitati e rilasciati in natura; tra loro uccelli come civette, assioli, allocchi e succiacapre, sui quali inoltre si svolge l’inanellamento scientifico e il monitoraggio delle loro abitudini, per capire i cambiamenti dell’ambiente.

Di grande rilievo è l’attività di monitoraggio scientifico: “Svolgiamo anche un servizio di prevenzione sanitaria – conclude Polini – con controlli su alcuni capi che presentano delle patologie o che sono morti senza cause apparenti. Uno degli scopi del Centro è proprio quello del monitoraggio passivo degli animali per studiare nel dettaglio gli agenti patogeni, recentemente abbiamo portato alcuni cinghiali deceduti in seguito a incidenti stradali presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche per avviare il protocollo anti Peste suina africana in modo da monitorare la patologia e prevenirne la diffusione nel nostro Paese”. Insieme alla vita comunitaria in Villa e all’attenzione verso le fragilità, a Capodarco c’è spazio anche per la sensibilizzazione alle tematiche ambientali. Uno di questi momenti è “Bosco in festa”, evento gratuito per tutte le età che si svolge di solito nel mese di giugno, intorno e dentro il bosco della Comunità di Capodarco, tra giochi all’aria aperta, laboratori di educazione ambientale, escursioni, passeggiate notturne e spettacoli. Il bosco è infatti attrezzato con percorsi tematici da seguire da soli o con guida naturalistica ed è stata realizzata un’area faunistica ove è possibile osservare gli animali e avvicinarsi a loro. E’ stata inoltre predisposta un’aula didattica attrezzata con animali e reperti naturalistici, utilizzata per i percorsi didattici con le scolaresche.

I volontari del Centro di recupero animali selvatici della Regione Marche sono attivi 24 ore su 24 e per qualsiasi segnalazione è possibile contattare il numero telefonico 380 798 9879.