La prima Lettura narra la visita di Dio ad Abramo. L’apparizione è particolarissima perché Dio, con due Angeli, si presenta in veste di viandante che si ferma nella tenda di Abramo. L’icona che raffigura la scena della visita è stata celebrata da Andrej Rublëv, realizzata negli anni intorno al 1422, conservata presso la Galleria statale di Tret’jakov a Mosca. L’icona presenta tre volti di giovani, simili tra loro, senza distinzione tra chi è Dio e chi sono i suoi accompagnatori. Il brano è stato interpretato in molti modi: come presenza di Dio in modo conviviale, come partecipazione al convito, come festa riservata ai tre ospiti, come dono promesso ad Abramo di avere un figlio, nonostante a sua età avanzata insieme alla sposa Sara. Si può dunque interpretare questa scena come la presenza di Dio nell’ordinarietà della vita. A differenza di altre volte, Dio non appare straordinariamente, ma semplicemente, come viandante che si ferma in una tenda di un capo tribù, quale era Abramo.
Dice la verità che ha nel cuore
Il Salmo 14 traduce in concreto l’accettazione della presenza di Dio.
«Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore
non sparge calunnie con la sua lingua.
Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.
Di una cosa sola c’è bisogno
Il brano del Vangelo rafforza il tipo di presenza quotidiana di Dio. L’incontro nella famiglia di Lazzaro con le sorelle Marta e Maria racconta un momento della presenza di Gesù tra amici. Marta si lamenta della sorella Maria, lasciata sola nelle faccende domestiche, intenta a preparare una degna accoglienza all’amico speciale Gesù.
«Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». La risposta di Gesù sembra non dar ragione a Marta: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta»
E’ il richiamo al senso delle cose. La vita quotidiana è piena di pensieri, incontri, azioni che sembrano non aver senso. Esistono perché rendono la vita vivibile. Guai a quella casa dove non c’è ordine, non c’è cibo, non c’è pulizia. Nonostante il necessario è importante non vivere i momenti che vanno e vengono, senza dar loro un senso. Il richiamo del Signore si può paragonare alla cosiddetta “preghiera continua”. E’ il sentimento che accompagna la vita nella sua concretezza, senza sfuggire alla fatica, alla noiosità dei molti gesti a cui siamo sottoposti. L’attenzione a collocare ogni momento nel quadro ampio dei significati che pure le azioni ordinarie suggeriscono esige una particolare attitudine. Infatti nella azioni quotidiane, si può appellare al dovere, alla generosità, all’amore dei propri cari. Non si può dimenticare che cosa le esteriorità riservano nel cuore delle persone. Il nostro spirito vive nella ordinarietà della sopravvivenza. Non offrendo senso ai gesti quotidiani si perde la connessione tra spirito e corpo, tra materia ed anima.
E’ un’attenzione difficile da vivere senza allenamento. Il rischio è il ritrovarsi nel quotidiano che, alla fin fine, porta alla nullità. Fatiche, giornate, attenzioni non possono andare perdute. E’ il prezzo da pagare nella condizione di imperfezione che viviamo: non siamo solo spirito, non siamo solo materia. Il tutto può orientarsi nel disegno di Dio che ha donato per ogni biografia umana, le capacità umili e spirituali, quelle ordinarie e quelle soprannaturali. Solo così è possibile ritrovare armonia nelle vicende che la Provvidenza ha disposto per ognuno. Per una vita che sembra anonima e inutile c’è un progetto che ha radice in Dio ed è disposto come irripetibile.
20 Luglio 2025 – Anno C
XVI Domenica del Tempo ordinario
(1ªLett. Gn 18,1-10° – Salmo 14 (15) – 2ªLett. Col 1,24-28 – Vangelo Lc 10,38-42)