“Non possiamo far scomparire le disuguaglianze, ma fare in modo che si accorcino”. Don Vinicio Albanesi all’apertura di “Rimozioni”

490515CAPODARCO – “La disuguaglianza l’ho vissuta sia in termini di persone che in termini di popoli; non tramite la scienza, ma partendo dall’esperienza. Ci sono delle teorie che vengono applicate alla realtà, ma ci sono anche delle realtà che possono far nascere le teorie. Nella Chiesa, ad esempio, ci sono una serie di persone che vivono un’esperienza che diventa valida per altri”, ha dichiarato don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco e dell’agenzia Redattore Sociale, che ha aperto questo pomeriggio la XXI edizione del seminario di formazione per giornalisti, sul tema “Rimozioni”.

“Salute, età, istruzione, territorio, tempo, eredità, economia: sono tutti elementi che, messi in contrapposizione, creano disuguaglianze infinite. Logica vorrebbe che un muratore, un manovale, uno spaccapietre prenda di più di un professore universitario, per un maggiore dispendio di salute e di energie. Ma esiste un mondo in cui succeda? Sono paradossi”, ha sottolineato. Quindi “occhio alle disuguaglianze. Sui popoli, per esempio, non hai la possibilità di influire. Ho visitato per decenni i popoli dell’Est europeo e dell’Ecuador: se nasci a tremila metri sulla cordigliera delle Ande, mangi mais, hai due stagioni invece di quattro, che alternative hai? Di vivere in una specie di anfratto in cui puoi portare il tuo reddito da una pecora a due. E una volta che azzardai a dire ‘ma perché non vanno altrove?’, padre Jaime – che si trova sul posto – mi rispose: ‘Dove possono andare, se non hanno neppure i soldi dell’autobus?’. Non possiamo far scomparire le disuguaglianze, ma fare in modo che si accorci”.© Stefano Dal Pozzolo

“Tutto diventa corruttibile – ha aggiunto –. Anche i grandi ideali del cristianesimo sono loro stessi corruttibili. Non abbiamo un meccanismo per cui il processo non rischia di inquinarsi, perché siamo parte del processo”. “C’è una base su cui lavorare e anche opporsi: quella dei privilegi. Credo che l’Italia non ce la farà, perché è un grumo di privilegi, che si regge sull’ingiustizia: lo facciamo diventare un diritto acquisito. La politica non ce lo fa smantellare, perché si fonda sul consenso che ha”. Cosa, invece, “è accettabile? Prendere le distanze dal delirio di onnipotenza e di impotenza. Non ce la fa neppure Obama: gli ha messo il cappio al collo chi ha interessi, tutele, privilegi. L’unica cosa è agire perché un pezzetto di disuguaglianza venga combattuto. Quarant’anni fa i ragazzi disabili viaggiavano sui carri merci, insieme alla posta e ai polli; oggi abbiamo i posti riservati per le persone disabili. Quindi qualcosa è possibile fare, ciascuno nel proprio ambito”.

“Ci pensa la storia a riequilibrare: se la corda è stata troppo tesa si spezza. Lo abbiamo visto sull’ambiente, sui consumi energetici, sul cosiddetto benessere – ha concluso don Albanesi –. La natura ci costringerà a ripensare gli equilibri che abbiamo raggiunto, perché questa è la storia vissuta dalla generazione nostra della guerra. Sono nato nel ’43, sotto le bombe, essendo nato in cantina che era un rifugio dai bombardamenti”. (lab)