Il tema della preghiera è ben conosciuto e sperimentato nella spiritualità cristiana. Le forme di preghiera sono molte. Lo schema liturgico prevede la preghiera di lode e di ringraziamento, di richiesta, di contemplazione.
Presenza amorosa
In realtà la preghiera potrebbe essere riassunta come presenza di Dio. A fronte dei misteri che circondano la vita, la presenza di Dio è utile ad accompagnare la vita, anche se essi, quasi sempre, rimangono tali. Le forme pratiche sono molteplici. I nostri nonne e nonni preferivano il rosario: i misteri della vita di Gesù accompagnati dalla ripetizione delle Ave Maria. Altri (i religiosi) preferiscono la recita dei Salmi, altri ancora appellano alle coroncine, alle novene, alle devozioni, invocando la Madonna o i Santi. Rimane fondamentale la preghiera tramandata dal Vangelo: l’unica preghiera che fa riferimento a Gesù stesso. A riflettere su questa preghiera viene lodato Dio (la prima parte): sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà) e poi le richiesta per la vita di tutti i giorni (seconda parte): dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti, non abbandonarci nella tentazione. Nella storia religiosa è stata individuata la cosiddetta preghiera comune. Un modo di vivere le vicende personali appellando a Dio. A volte direttamente, a volte come riferimento. Occorre allenarsi alla preghiera continua: è di grande aiuto e consolazione. Significa dare presenza a Dio per ogni circostanza.
Ha il vantaggio di offrire la vita nella dimensione spirituale: una visione che non si ferma alle piccole e grandi questioni della vita, ma esprime fiducia in chi gestisce la storia del mondo. La Bibbia ricorre spesso alla presenza di Dio: nella natura, nelle guerre, nello splendore, per ogni momento personale e del popolo. Un’attenzione che noi abbiamo perduto. Probabilmente perché il clima culturale e sociale ha ridotto la religiosità alla periferia delle esistenze. Eppure abbiano estremo bisogno di qualcuno a cui rivolgersi per dare senso alle azioni. Nelle società evolute si fa ricorso alla cultura, al cinema e, recentemente, alla rete dove ogni curiosità ha spiegazioni. Male che vada c’è sempre lo specialista psicologo, psichiatra o antropologo. Senza rendersi conto che non possono essere altri a dettare i ritmi e le vie del futuro.
Il salmo 120 sembra una preghiera puerile: nasconde invece l’irrequietezza dell’esistenza:
«Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra.
Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele.
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.
Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre».
Le parole molto umane dettano la sicurezza di cui ogni vita ha bisogno.
Insistere per ottenere risposte
La parabola semplifica il rapporto con Dio. Paragona Dio al giudice disonesto: vuole spiegare l’efficacia dell’insistenza. Non sempre le nostre preghiere ottengono risultati: soprattutto nell’allontanamento del male che diventa insopportabile. A volte scatta il sentimento di rivendicazione: poiché Dio non risponde, significa che egli non esiste. Sono comprensibili gli affanni e le sofferenze, ma Dio non è un campanello che risponde o una medicina che guarisce. Però ascolta con cuore tenero: solo lui sa quale sarà la sintesi finale di ogni storia. Anche Gesù grida «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato».
E’ la fiducia in chi potrà tener conto di ogni vicenda, offrendo spiegazioni a quanto la razionalità umana non ha potuto rispondere. Si tratta della fiducia di una fede che crede fermamente nella presenza amorosa del Signore.
19 Ottobre 2025 – Anno C
XXIX Domenica del Tempo ordinario
(1ªLett. Es 17,8-13 – Salmo 120 (121) – 2ªLett. 2Tm 3,14-4,2 – Vangelo Lc 18,1-8 )