La resistenza siamo noi. Siamo noi che possiamo fare la differenza nel mondo

“Il 25 Aprile ha avuto sempre un sapore bello per me, l’idea di festeggiare momenti di vita e di ideali in cui qualcuno ha creduto e ha dato la vita, mi affascina”. Inizia così la riflessione che il vice presidente della Comunità di Capodarco di Fermo, Riccardo Sollini dedica all’Anniversario della liberazione d’Italia. Una festa nazionale che vivremo in casa a causa dell’emergenza Covid. Un’occasione unica per ripensarci e per osare la speranza. Abituati a ragionare sul profitto, il nemico siamo noi. Il sogno di libertà ci percuote il cuore. L’augurio migliore? Tornare tutti alla centralità del rapporto umano

Ecco l’intero testo

“Il 25 Aprile ha avuto sempre un sapore bello per me, l’idea di festeggiare momenti di vita e di ideali in cui qualcuno ha creduto e ha dato la vita, mi affascina. Ho sentito dentro l’avvicinarsi di quel giorno come da bambini si sente arrivare il Natale. Forse perché credo che dedicare la propria vita per un ideale, assume un significato profondo di senso e di esempio. Di tutti i libri sui partigiani che ho letto, mi sono rimasti in mente i racconti e le lettere che scrivevano, piene di sentimenti e nostalgia per la casa e i figli. Pagine in cui l’odore della paura investiva il lettore che, comodo su una poltrona, immaginava quei momenti, fatti di fame, freddo e incertezza”.

UN 25 APRILE DAL SAPORE DIVERSO

“Il 25 aprile che viviamo in questi giorni ha un sapore diverso, costretti come siamo, in uno spazio definito. E forse, il sogno di libertà ci percuote il cuore. Abbiamo relegato questa festa a un altro giorno in cui fare un barbecue, ma penso che la memoria, il ricordarsi dei cambiamenti del mondo, il riflettere, oggi facciano la differenza, è quello che rimane. Dobbiamo spingere il pensiero oltre questa costrizione forzata, questa non libertà, considerare le sfide che ci troveremo a combattere dopo, perché forse non le consideriamo. Il governo stanzia miliardi, il denaro per definizione non è mai gratuito, si paga tutto fino all’ultima briciola di prestito. I nostri figli di memoria dovranno averne tanta, dovranno ricordare i posti di lavoro persi, dovranno fare i conti con un mondo globale fatto di ingiustizie, di popoli sfruttati e connessioni economiche che non controlliamo. Non so che mondo ci sarà davanti. Credo anche che il 25 Aprile che sognavano i partigiani era incerto fatto di tabula rasa, con un mondo devastato dalla Seconda guerra mondiale e tutto da riscostruire. Non voglio dire che era più semplice, ad ogni epoca storica fa parte un vissuto di incertezza”.

IL NEMICO SIAMO NOI

“Sono in dubbio e il futuro è quanto mai non limpido. Siamo costretti nelle nostra case, tra playstation e la paura di ingrassare, dimenticando che tutto questo lo abbiamo creato noi. L’ingranaggio si è evidentemente rotto, il nemico siamo noi, abituati a ragionare sul profitto e sul fare meno fatica, in un consumismo continuo e senza sazietà. L’avatar del fascista è l’avatar di tutto il nostro disinteresse. Penso che questo virus sia un’occasione per tornare alla centralità del rapporto umano. Trovare un senso, prendersi cura della cosa pubblica, perché avvantaggia tutti (il sistema sanitario in questo è un emblema assoluto). Ritrovare il vero significato delle parole ‘comunità’ e ‘condivisione’. È l’unica risposta. Mi torna in mente il pensiero di Don Milani, con il suo I care, inno continuo ad un’indifferenza che inquina anima e corpo”.

GUARDIAMO OLTRE, OSIAMO LA SPERANZA

“Prendere per mano chi è più in difficoltà ci permette di godere di quello che abbiamo e di quello che possiamo costruire. Forse, ancora di più, il giorno della liberazione, ci deve far vivere la liberazione da un sistema di vita che non pone al centro la persona, da un consumo continuo di beni, che porta alla spersonalizzazione. Un consumo che poco si domanda cosa ci sia dietro ai processi di produzione…forme di sfruttamento, traffici umani, povertà”.

“Il mio è un augurio che faccio a tutti, ma principalmente a me. Guardiamo oltre, osiamo la speranza (come diceva don Andrea Gallo). E quindi Buon 25 Aprile a tutti. Se avete voglia e modo oggi, vi consiglio la versione di Bella Ciao di Najwa Nimri, non so perché, ma in questo periodo ha accompagnato la mia riflessione. La resistenza siamo noi, è l’unica certezza a cui aggrapparsi. Siamo noi il ricordo, siamo noi che possiamo fare la differenza nel mondo”.