La preghiera del Padre nostro, in linea con il grande comandamento dell’amore

Le letture di questa domenica seguono il Vangelo di Luca. Nelle domeniche precedenti la liturgia ha indicato il comandamento dell’amore, ha proseguito con l’invio dei dodici a predicare il nuovo Vangelo, ha riportato l’episodio delle amiche di famiglia Marta e Maria. Ora è proposta la preghiera che tutti i cristiani, insieme all’Ave Maria, conoscono. E’ il padre nostro, unica preghiera  trasmessa dall’insegnamento di Gesù.

Sodoma e Gomorra

Il brano della Genesi, con linguaggio che sfiora la parabola, narra la misericordia divina. Nella storia biblica Sodoma e Gomorra sono indice di perversione e di allontanamento dalla legge di Dio. Erano città situate nella zona del Mar morto, divenute celebri per la loro corruzione. Le ricerche archeologiche non hanno apportato certezze: il mito vuole che avessero subito un incendio, devastandole. Sono citate per sottolineare la giustizia divina che avrebbe provocato la loro devastazione.

Il brano è indice di un Dio paziente, anche se giusto. Ricorre all’intervento di Abramo per sottolineare la misericordia divina. Non è del tutto tramontato il nesso tra il male e la giustizia divina. Ancora oggi rimangono tracce di pensiero che attribuiscono al peccato i mali che possono affliggere popoli e persone.

Due capisaldi della fede poggiano sulla bontà della creazione e sul mistero del male. Un tema che ricorre spesso perché è presente nella vita di chiunque. Di fronte al male, soprattutto per il male innocente, l’unica risposta possibile è la fragilità della condizione umana. La dimensione malata della condizione fisica dei nostri corpi, sottopone a storture e imperfezioni (malattie) le cui origini possono esser anche scoperte, anche se nessuno è in grado di spiegare perché colpiscono alcuni e non altri.

Malattie serie, incidenti, circostanze inspiegabili sono la causa immediata del male. Problema che esiste senza risposte. L’esistenza umana è piena di misteri: dove e quando nasco, la mia famiglia, i miei amici, il territorio sfuggono alla logicità e soprattutto non sono  disponibili alla gestione personale. Tutto sembra occasionale, caotico, casuale. Non rimane che gestire ciò che la nostra biografia ha riservato. Vale per la natura, per gli animali e per le persone. Mare e monti, temperature e climi: un continuo evolvere che non è sempre a disposizione delle volontà umane.

Non resta che chiedersi a chi sono affidati misteri della vita, Per chi ha fede, la risposta è Dio. Per chi non ne ha, un fermo credo alla casualità. Uguale condizione si manifesta per il male: nessuno darà spiegazione sul perché.

La preghiera

La preghiera del Padre nostro è in linea con il  grande comandamento dell’amore. La prima parte è un inno alla contemplazione di Dio. Ad iniziare dal titolo: quel “padre nostro” è indice di vicinanza e di sicurezza. A cui segue la lode: “sia santificato il tuo regno, sia fatta la tua volontà”. E’ la parte fondante la fede, senza la quale non si individua il termine ultimo dell’esistenza.

Tra le domande fondamentali della vita è sempre presente il perché della vita, a cui segue la risposta che si attende dopo la morte. Tutto ha senso nel percorrere dell’esistenza a cui segue il desiderio di immortalità e di verità.

Non è trascurata la dimensione umana: “dacci oggi il nostro pane” contempla tutte le vicende terrene. La costruzione della vivibilità di ogni creatura. Il richiamo è importante perché lega la vicenda umana nella duplice dimensione del corpo e dello spirito. Tutto è sacro per ciò che ha disposto. Non solo le leggi della natura a cui affidarsi, ma la scelta di libertà che rende la creatura umana un esser pensante e libero.

L’aggiunta della richiesta di perdono richiama la fragilità alla quale è sottoposta la persona. Un richiamo che vale per l’individuo ma è allargato alla reciprocità. Infine la preghiera di misericordia che supplisce l’imperfezione dell’esistenza. Una preghiera nuova e benevola.

La parabola che segue invita a chiedere e a ottenere: un atto di incoraggiamento e di fiducia. Non sempre Dio seguirà la preghiera che a lui rivolgiamo, ma è disponibile a offrire il bene di cui ogni creatura ha bisogno. Una consolazione e una sicurezza che rafforza fiducia e speranza.

Il Salmo riassume, in parole poetiche la preghiera a Dio per la sua presenza e fedeltà:

«Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;
contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano.

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani».

27 Luglio 2025 – Anno C
XVII Domenica del  tempo ordinario
(1ªLett. Gen. 18, 20- 32 – Salmo 137 (138) – 2ªLett. Col 2,12-14 – Vangelo Lc 11,1-13)