La festa di Pasqua ci aiuta a vivere e non a sopravvivere

La liberazione

La Pasqua suggerisce la liberazione. Il popolo ebraico ricordava la liberazione dalla schiavitù di Egitto verso la terra promessa. La risurrezione di Gesù è la liberazione per la salvezza. Da qui la continuità, ma anche discontinuità tra le due feste. Si potrebbe dire che abbiamo bisogno della festa di Pasqua. Da un punto di vista storico la risurrezione di Gesù pone problemi per il mistero. La risurrezione è un miracolo di difficile comprensione. Pone problemi perché, per le leggi della natura, nessuna risurrezione è possibile. Se osserviamo le vicende narrate dai Vangeli si intravvede la logica che giustifica il mistero. Gli ultimi momenti della vita terrena del Signore sono in paradigma delle vicende presenti nella vita del mondo.

Il primo momento è la cena. Da ebrei osservanti la festa è celebrata in fraternità. Il Signore ricorda il comandamento dell’amore, lascia il suo messaggio, raccomanda il ricordo, con la benedizione del pane e del vino. E’ la celebrazione dell’Eucarestia di cui San Paolo ci ha lasciato un racconto dettagliato. Nonostante la fraternità di Gesù con i suoi discepoli, è presente il tradimento. Quasi a dire che nella vita oltre il bene, esiste anche il male. Il tradimento è un peccato gravissimo perché intacca la fiducia, sapendo di commettere un grande danno.

La passione è il racconto del male che può raggiungere livelli di crudeltà e di odio, presenti anche oggi: guerre crudeltà, perfidia indicano il non rispetto della dignità umana, toccando livelli subumani. Le autorità civili si inabissano, non avendo forza e dignità per applicare una vera giustizia: il triangolo tra Pilato, Erode e i capi del Sinedrio sono manifestazione di ignavia. Non ricercano la verità, quanto piuttosto una giustizia ingiusta. Il momento più drammatico è la solitudine nel dolore. La preghiera” passi da me questo calice” è una preghiera disperata. Le gocce di sudore richiamano il sangue. Le donne che accompagnano la via crucis ricordano misericordia e vicinanza.

Morte e vita

Infine la risurrezione indica speranza, oltre la vita terrena. In un mondo globalizzato ci si aspetterebbe attenzione per gli effetti negativi dei propri comportamenti. Purtroppo non è così. La vastità delle notizie danno la sensazione di possedere il mondo. Invece di allargare lo sguardo, la reazione è contraria. Ciascuno spera che il bene prevalga per sé, dimenticando che si può vivere solo insieme; la terra è unica. Viviamo inoltre l’aspettativa di guardare oltre i limiti del tempo, per assaporare i misteri, superando il tempo. Il desiderio di immortalità e di conoscenza è insito in ogni vita. Il chiudersi in sé non offre sicurezza e orizzonti nuovi. Abbiamo bisogno della festa di Pasqua, perché ci aiuta a vivere e non a sopravvivere. Nella sequenza pasquale è scritto:

«Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea».

Il messaggio pasquale si allarga a tutto il mondo, ringraziando Dio per chi ha tranquillità e benessere, ma anche per chi vive nella precarietà e nei pericoli. E’ opera di chi crede in Cristo superare l’inerzia per chi resta nel dolore e nella solitudine. Forse abbassando le attese, forse adoperandosi per una migliore giustizia.


20 Aprile 2025 – Anno C
Domenica di Pasqua
1ª Lett. At 10,34a.37-43 – Salmo 117 (118) – 2ª Lett. Col 3,1-4 – Vangelo Gv 20,1-9