Il tema di questa domenica è evidente: in senso stretto si può parlare della chiamata. In termini religiosi, ma anche in termini umani.
La chiamata
Il profeta Isaia, con un linguaggio tra il profetico e il reale descrive la sua chiamata. Una vocazione difficile perché si tratta di parlare in nome di Dio.
Da qui il richiamo alle visioni apocalittiche: «Io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria».
E’ la descrizione della solennità, ma anche della serietà della missione del profeta. Gli ebrei avevano due riferimenti a proposito della vicinanza per la descrizione di Dio: la parola sacra nei grandi rotoli della legge e la parola dei profeti.
Questi ultimi avevano una missione delicata, in quanto interpreti autentici della volontà di Dio. Per questi motivi i profeti erano persone integre, coraggiose, in perenne lode e preghiera a Dio. Si facevano mediatori della volontà divine, non tradendo l’autenticità della fede e non avendo timore di esprimere il loro pensiero.
I loro interventi coprivano il vasto atteggiamento nei confronti di Dio: di lode, di meraviglia, di richiamo, di incoraggiamento.
La Sacra Scrittura riporta le loro parole: sono riferimento anche storico, in quanto interpretavano la relazione con Dio, a seconda delle epoche e dei destinatari. Potevano essere i re, i sacerdoti, il popolo, i ricchi e i poveri. Una vera e propria catechesi costante rivolta a ognuno, secondo le necessità. Il loro insegnamento sarebbe rimasto nel tempo quale tutela della fedeltà e della verità.
«Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».
Un impegno difficile, non sempre accolto con benevolenza: guai a dichiararsi profeta per chi avesse tentato di suggerire pensieri e atteggiamenti contrari all’autentica fede. Sono frequenti i richiami ai “falsi profeti”.
Una preghiera profetica è espressa dal Salmo:
«Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza».
Di tutt’altro tenore è la chiamata dei dodici discepoli del Signore. L’umano è esaltato. I discepoli sono pescatori. Semplici, ma attratti dal Maestro.
Lasciarono tutto e lo seguirono
La scena evangelica è reale, quasi domestica. Al termine di una pesca infruttuosa, dietro invito di Gesù, Pietro e i suoi compagni gettano di nuovo le reti.
Raccolgono una grande quantità di pesci. «Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono».
Luca vuole sottolineare la devozione dei discepoli, legandola a eventi eccezionali. In realtà due altri evangelisti, Matteo e Marco, descrivono la scena semplicemente: «Passando lungo il mare di Galilea, vide … E disse loro Gesù «Venite dietro di me e vi farò diventare pescatori di uomini. E subito, lasciando le reti, lo seguirono».
La chiamata a seguire il Signore è sempre ordinaria. Le circostanze, le amicizie, la propria storia e la propria coscienza, sotto il discernimento dei superiori, indicano la chiamata alla vocazione. La risposta è nelle mani di chi si sente interpellato. Per rispondere al Maestro con entusiasmo e con serietà, cosciente che si tratta di un dono.
9 Febbraio 2025 – Anno C
V Domenica Tempo ordinario
1ª Lett. Is 6,1-2a.3-8 – Salmo 137 (138) – 2ª Lett. 1Cor 15,1-11 – Vangelo Lc 5,1-11)