La capacità di leggere oltre le apparenze e la forza della contemplazione

In questa seconda settimana si Quaresima l’attenzione è tutta protesa alla preghiera. Il clima suggerito dalla Genesi è sempre in linea con la relazione che Dio ha con il suo popolo. La promessa di fedeltà si tramuta in sicurezza per l’avvenire. E’ l’alleanza che Dio stipula con il suo popolo. Lo fa con rito antico chiedendo l’offerta di animali: una giovenca, una capra, un ariete, una tortora e un colombo. Sono gli animali cresciuti da tribù del deserto.

La misteriosa presenza

Dopo il sacrificio il braciere fumante con una fiaccola ardente stabilisce il patto tra il Dio di Israele e il suo popolo, al quale Dio rimarrà fedele, chiedendo altrettanta fedeltà. Una forma arcaica, caratteristica dei costumi dell’epoca, con il sacrificio degli animali, che stipula l’alleanza tra Dio e il proprio popolo. Il tema del patto, attraverserà tutta la storia degli Israeliti, anche se i simboli rimangono ancorati ad un’epoca arcaica. Il fuoco e la luce faranno da sigillo di fedeltà tra la divinità e il popolo.

Nel tempo l’invocazione di Dio si farà più umana, espressa con parole tenere e significative.

«Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte».

Nel salmo si notano sia il desiderio di essere vicini a Dio, sia il limite di non poterlo conoscere direttamente, anche se la sua presenza non è mai messa in dubbio. Il cercare il volto di Dio è espressione del desiderio di elevare la propria vita nella dimensione spirituale, di cui il divino è il compimento. Si mescolano invocazione, timori, speranze, come in ogni rapporto con chi si sente presente, anche se non sperimentabile.

Trasfigurato sul monte

Il brano del Vangelo di Luca introduce una visione, non sappiamo se avvenuta come narrata, oppure è la dichiarazione di quanto i discepoli hanno appreso dopo la morte del Signore. Un’anticipazione della fede dopo la terribile morte di Gesù: la conferma che è il figlio di Dio, nonostante la croce. Una visione di cui i discepoli si sono fatti sicuri e della quale si fanno testimoni.

La scena è una visione nella quale appaiono i capisaldi della storia di Israele: Mosè che ha condotto il popolo verso la terra promessa ed Elia, il grande profeta. Una continuazione della fede ebraica, con la novità assoluta del Cristo. I tre discepoli sono convinti della divinità di Gesù, confermata dalla voce della nuvola. Sono disponibili a seguirlo, anche se dovranno affrontare il seguito del discepolato. Gesù rimane solo, nella contemplazione della preghiera al Padre, dopo aver concluso la sua missione sulla terra. Il tema di questa seconda domenica è la fede confermata, accompagnata dalla capacità di leggere oltre le apparenze, facendosi forte nella contemplazione e nella preghiera. Il tempo quaresimale suggerisce il silenzio; momenti e strumenti che permettono di mettersi in relazione con il divino.

16  Marzo 2025 – Anno C
Seconda Domenica di Quaresima
1ª Lett. Gn 15,5-12.17-18 – Salmo 26 (27) – 2ª Lett. Fil 3,17-4,1 – Vangelo: Lc 9,28b-36)