Sabato sera per l’esordio in campionato contro la Viterbese, la Fermana Fc non sarà sola. Sotto al colletto della sua divisa campeggerà la scritta “Comunità di Capodarco” e idealmente in campo scenderanno anche diversi cuori canarini ospiti della struttura. Tra loro il ‘capo tifoso’ è senza dubbio Roberto Addazi, trentasettenne che da qualche anno vive all’interno della Comunità ed abbina la grande passione per la Fermana a quella per il disegno creativo, dove si firma con il nome d’arte Melek. Lui i colori gialloblù li ha ‘sposati’ nel 1996 quando aveva appena 12 anni grazie a suo cognato, Emiliano Foglini detto “Lillo”, anche egli tifosissimo. “E’ stata una grande emozione ieri poter incontrare mister Domizzi, bomber Cognigni ed il Dg Conti- racconta Roberto. “In vista della prossima stagione sono carico e ottimista per una salvezza senza patemi, intanto sabato tornerò finalmente sugli spalti del Recchioni a sostenere i ragazzi all’esordio in campionato”. La prima, indimenticabile, partita sulle gradinate per Roberto avvenne nel primo anno di C1 dell’era Battaglioni, ottenuto grazie all’impresa di Ferrara e culminato con la salvezza ai play out contro il Trapani. “Il personale ‘esordio’ allo stadio fu proprio contro la squadra siciliana nell’incontro casalingo del girone di andata- racconta Roberto. Finì con una sconfitta in quel caso ma ricordo la gioia di guardare la neonata Curva Duomo piena di calore e di tifo. Fu amore a prima vista e da allora la Fermana per me è stata qualcosa di irrinunciabile”.
Tanto da portarlo ad affrontare negli anni diverse trasferte a prescindere dalla categoria di appartenenza dei canarini, dagli anni di serie B tra cui Genova e Napoli, fino ai campi delle serie dilettantistiche. Nel cuore è rimasta però la gara simbolo per intere generazioni di tifosi: “Ero a Battipaglia il famoso 16 maggio 1999, la partita e la giornata che ricordo con più emozione come credo tutti i tifosi gialloblù- afferma Roberto. Dall’esodo di massa in treno con annessi ritardi e soste forzate, al nervosismo e ansia che ci pervase dopo l’intossicazione alimentare che colpì quasi tutta la rosa della Fermana. Alla fine fu un’esplosione di gioia immensa e credo che fosse destino quel risultato finale, peccato per come è andato l’anno di serie B ma quante soddisfazioni ci siamo tolti? – racconta con un pizzico di nostalgia. Abbiamo castigato tutte le grandi, dal Genoa all’Atalanta fino all’apoteosi di Fermana Napoli quando Kolousek fece letteralmente crollare lo stadio”.
Oggi Roberto è pronto a ritornare sugli spalti dopo la chiusura forzata per il covid ed ha già pronto un personalissimo pensiero in rima dedicato alla sua squadra del cuore:
“Sono Fermano ed è un sogno, sono Fermano perché ho un sogno.
Vedere di nuovo i canarini sul prato verde che volano contro tutte le avversità.
Conquista la vittoria noi siamo sempre qua.
La Duomo mai ti lascerà, vola sul prato verde c’è la gente gialloblù che ti attende..
E che dire, gioia infinita.. Siamo ancora qua, quelli della Duomo.
Fermana non mollare mai, io ci sto tu ci stai?
Lo so che un’altra partita vincerai, jamo lotta col cuore facci un gol e poi un altro fino alla fine dai. Roberto84 per Fermo e conFermo.
Fermo dalla ferma fede, jamo fermà”.
Ha un legame particolare con la Fermana ed il mondo dello sport locale anche Pietro Buonavolontà, ospite storico della Comunità di Capodarco e originario di Raviscanina in provincia di Caserta. “In passato spesso e volentieri ho assistito a partite della Fermana allo stadio, essa rappresenta la squadra calcistica più importante della zona ed io sono legato alla terra nella quale ormai vivo da tanti anni. Questo nonostante le personali fedi calcistiche siano altre per via delle mie origini”. Il ricordo più bello? “Senza dubbio Fermana Napoli della Serie B – ricorda senza esitazioni Pietro. Allo stadio non entrava uno spillo per quanta gente c’era, io ero in tribuna laterale e lo spettacolo delle due curve fu indimenticabile così come la partita”. Per Pietro, inoltre, lo sport e in particolare il calcio hanno rappresentato un veicolo di socializzazione e di aggregazione importante: “Sono stato per qualche anno dirigente accompagnatore di una squadra locale amatoriale di Fermo che si chiamava L’Altro calcio, ho poi seguito da vicino anche un’altra squadra di Calcio a 5 della zona. Tutte esperienze gratificanti che mi hanno arricchito e aperto al territorio dove vivo e mi hanno fatto conoscere tante persone”.
Pietro e Roberto, “comunitari”, generazioni e storie diverse ma interpreti di una Comunità che sa aprirsi al territorio attraverso lo sport.