I molti contro i pochi, i forti contro i deboli, i vivi contro i morti

di Vinicio Albanesi

In questa settimana sarà deciso che cosa significa praticamente la fase 2 del coronavirus. Da una parte il governo centrale che procede cautamente, dall’altra i governatori che spingono per la riapertura di negozi, attività, spazi pubblici…

E’ difficile dire quale sia l’equilibrio da seguire. Lo scenario suggerisce due schieramenti. Da una parte i vivi, i forti, coloro che debbono continuare a vivere e, in alcuni casi, a sopravvivere, dall’altra il silenzio dei morti e degli infettati. Per suggerire prudenza sembra che non siano bastati i 30 mila morti, le oltre 83 mila persone infette e gli oltre mille in terapia intensiva. Addirittura la massa dei sani, incosciente, non teme nemmeno un eventuale contagio.

Uno scenario che fa riflettere. Non saprei se si tratta della spinta alla vita che va oltre la morte, oppure la forza di chi è in salute, dimentico presto di chi è morto. Quasi a dire “la vita continua”.
I più incoscienti sembrano essere i giovani e giovanissimi. In parte perché non hanno esperienza, in parte perché temo che, essendo morti molti anziani, tutto sommato non sono molto addolorati. Uno stranissimo comune sentire si è impossessato dall’intero pianeta: non solo l’Italia, ma anche l’Europa e tutti i paesi del mondo. I drammi di chi è morto solo, abbandonato, deportato in case che avrebbero dovuto proteggerlo, sono stati velocemente digeriti. Compresi quanti, volontariamente, hanno perso la vita (medici, infermieri, volontari). Non una pausa, non un lutto: a ognuno il suo. Ciascuno pensa alle afflizioni proprie: isolamento, disagio, economia, scuola.

Il dubbio è serio. Se così è la legge della natura o se la cosiddetta globalizzazione ha creato il virus che ha seppellito molti tratti d’umanità. La fantasia riporta a una mandria di animali che fugge scomposta da un pericolo e non si ferma se qualcuno è ferito o calpestato.
Anche noi siamo mammiferi, anche se siamo mammiferi superiori. Per intelligenza, per volontà, per sentimenti. La storia racconta che non è stato sempre così. Forse la prova di oggi suggerisce di fare appello ai tratti che rendono la creatura umana capace di leggere le specificità della propria natura. Se non altro è una speranza: altre prove ci aspettano nei mesi che verranno. Vedremo.