“UNA CASA PER TUTTI” è questa la Comunità di Capodarco oggi ed era questa anche negli anni sessanta
Nata nel natale del 1966 con l’intenzione di “accogliere” è diventata, partendo da Capodarco di Fermo nelle Marche ed espandendosi in Italia e all’estero, una grande famiglia. “Un’utopia divenuta concreta” da quando un piccolo gruppo di tredici persone disabili e un giovane prete, don Franco Monterubbianesi, decisero di iniziare l’avventura di una vita in comune in una vecchia villa abbandonata. È nei viaggi a Lourdes e Loreto (unica occasione perché i disabili potessero uscire dagli Istituti dove erano isolati) che don Franco, intuisce che qualcosa può cambiare.
L’esperienza iniziale oscilla tra una “comune” e una “comunità”, un secondo gruppo numeroso vi partecipa: sono i ragazzi e le ragazze (italiani e stranieri) del ’68 “minore”. Se molti dei giovani contestatori si erano dedicati alla lotta politica, molti altri si erano diretti verso il sociale; altri ancora si dedicheranno al mondo della cultura e della comunicazione. Il clima è pieno di fermento e coltiva un orizzonte di ampio respiro: in parole esplicite (anche se oggi appaiono “puerili”): occorre cambiare la società.
L’utopia diventa storia
Nell’esperienza limitata di una comunità nata nella periferia del mondo, negli anni settanta si celebrano i primi matrimoni tra persone disabili, cui seguiranno i figli nati in comunità, l’approccio al lavoro (sorgeranno cooperative) e alla cultura (molti disabili riprendono gli studi fino all’Università). La comunità vive e cresce insieme: sono tutti un po’ fondatori perché impegnati a realizzare il sogno che avevano voluto. Dai tredici membri iniziali agli oltre cento del 1970, ancora pochi anni e Capodarco assume una dimensione nazionale diventando un punto di riferimento per tutti coloro che si battono per una liberazione integrale dell’individuo. Oggi sono 15 le comunità presenti in 9 regioni d’Italia, 4 all’estero.
L’ambito delle azioni comunitarie si mantiene all’interno di due grandi capitoli: la disabilità (sia fisica che mentale) e il mondo dei minori, ivi comprese le famiglie composte da figli con le proprie madri. Alcuni servizi si misurano, a mano a mano, anche con i problemi della dipendenza patologica, della malattia psichiatrica, degli immigrati.
Accogliere, condividere, progettare futuro: i valori della Comunità
Il principio base è accogliere: significa occuparsi della persona con tutta la sua storia. Le radici dei motivi dell’accogliere (siano esse politiche o emotive) non sono moltissime: amore, amicizia, compassione, volontà di superare il male e il dolore, ma anche la visione di una società giusta, benevola, coerente, ugualitaria. Il secondo moto dell’anima è condividere: entrare nella vita dell’altro e farsi condizionare la propria. Il passaggio è delicato. La condivisione comunitaria è semplicemente vivere la vita insieme con comuni ideali: nella stessa casa, con lo stesso cibo, rispettando gli orari essenziali della giornata. Infine, il terzo moto dell’anima è progettare futuro. Questa dinamica indica che l’interessamento dell’amore guarda lontano. Cerca soluzioni e prospettive. Inventa percorsi; procura risorse. Anche nelle situazioni più difficili c’è sempre uno spiraglio che fa guardare lontano. Probabilmente non darà soluzioni definitive, ma mette in moto doni e occasioni che altrimenti rimarrebbero nascosti
Una settimana con noi
Da sempre la Comunità è un luogo aperto, pensiamo che lo scambio di sguardi, di parole e di storie diverse, rappresenti un momento di crescita. La proposta pertanto è quella di condividere spazi di vita e di idee. Una settimana con noi, all’interno delle nostre realtà, per entrare a far parte, anche se per poco, della nostra famiglia. In concreto sarà un’occasione per svolgere attività di volontariato a contatto con altre persone; partecipare a momenti di incontro sui temi della disabilità, dei minori, della psichiatria, del welfare, dell’informazione sociale e beneficiare della splendida accoglienza, nonché degli spazi verdi in cui siamo immersi.
È possibile scegliere di “Fare Comunità” in 3 luoghi suggestivi del nord, centro e sud Italia:
- Nella storica “Villa”, sede nazionale della Comunità a Capodarco di Fermo (FM), immersa nelle colline marchigiane, circondata da un bosco secolare diventato recentemente Oasi. Leggi la scheda del progetto.
- Nella cornice della pedemontana veneta, nelle colline ai piedi del Monte Grappa sede della Casa Famiglia Comunità di Capodarco Veneto a Cavaso del Tomba (TV). Leggi la scheda del progetto.
- Nel Salento, in provincia di Lecce nella Comunità di Capodarco Padre Gigi Movia di Nardò. Leggi la scheda del progetto.
I volontari saranno coperti da assicurazione contro gli infortuni e per la responsabilità civile verso terzi. I partecipanti svolgeranno l’esperienza del servizio seguiti dal personale della struttura presente durante la giornata. Durante il periodo ci saranno spazi di confronto e riflessione, sarà possibile fare passeggiate naturalistiche accompagnati da esperti, oltre alla possibilità di visitare alcuni suggestivi borghi e città limitrofe.
La vita comune è vissuta in modo reale e non solo immaginata, tutti condividono la quotidianità: è così che si “costruisce una comunità”.
PER INFORMAZIONI:
info@comunitadicapodarco.it