Don Franco Monterubbianesi e i 65 anni di sacerdozio, “ritrovare il respiro religioso per la società in crisi di valori”

don Franco Monterubbianesi

Mercoledì 18 agosto alle ore 18, presso la Sala dei Ritratti di Fermo, don Franco Monterubbianesi festeggerà l’anniversario del suo sacerdozio, il sessantacinquesimo, con un incontro-dibattito in compagnia del teologo Brunetto Salvarani, col quale dialogherà sulla necessità di “ritrovare un respiro religioso come motore per la società in crisi di valori”.  Un momento di riflessione nel quale ribadire e rilanciare l’impegno di una vita.  Nel Natale del 1966, don Monterubbianesi, insegnante del liceo classico di Fermo, a poco più di 35 anni (è nato il 30 maggio del 1931) e prete da 10, insieme a un gruppo di persone disabili dà vita all’esperienza della Comunità di Capodarco, una possibilità di riscatto concreto e di autonomia per tante persone, ma anche una fonte di ideali e progettualità. Uno spirito che negli anni si è diffuso in Italia e nel mondo, attraverso altre comunità, centri di accoglienza, case famiglia. A partire dalla Comunità Capodarco di Roma, che fin dagli anni 70 ha accolto don Monterubbianesi.

I 60 anni di sacerdozio sono l’occasione per riaffermare il valore di quegli ideali, calati nelle nuove realtà. Da qui l’impegno del fondatore che vuole essere motore di un nuovo rilancio: protagonismo dei giovani, turismo inclusivo e promozione dell’agricoltura sociale (sia nella realtà di Roma che tra Servigliano e la stessa Fermo) sono i principi da cui ripartire. Perché, nella visione di don Monterubbianesi, nello sviluppo in rete di questi elementi s’innesta la possibilità di un “Dopo di noi” a sostegno delle persone disabili. Una realtà che la Comunità ben conosce. In occasione di questo importante traguardo, che fa seguito al compimento dei suoi 90 anni di vita lo scorso maggio, il fondatore di Capodarco ha voluto rinnovare il proprio messaggio ideale in una lettera rivolta ai cittadini fermani che vi proponiamo integralmente.

“Cari cittadini di Fermo,

il 2021 per me è un anno molto importante perché ha attraversato e attraverserà delle tappe significative della mia vita. Lo scorso maggio ho compiuto i 90 anni di vita e il prossimo 19 agosto festeggerò il 65esimo anniversario di sacerdozio, era infatti il 1956 quando la mia vita cambiò assumendo un significato profondo e spirituale. Voglio anzitutto ringraziare il Signore per il dono concessomi, all’inizio della mia giovinezza, e per come poi mi ha messo nelle condizioni di essere all’altezza della mia vocazione. Ma, come ogni uomo, ciò che crea Egli lo fa in comunione con altri uomini, per questo voglio ringraziare tutti voi cittadini di Fermo, la città che mi ha dato i natali, con tutti i suoi valori, e che mi ha nutrito di tanti appositi ideali, di relazioni profonde e di scambi pieni di arricchimento. È così che nacque Capodarco nel 1966, in un periodo di fermento che ci ha visti con tanti giovani protagonisti del ’68 minore, quello delle scelte di vita verso l’obiezione di coscienza, del servizio civile, promotori di leggi, del welfare italiano. Da qui la nostra dimensione nazionale ‘L’utopia si fa storia’, proclamata nel 50esimo della Comunità nel 2017. Così la grande dimensione internazionale che in qualche maniera resiste tra mille difficoltà, con il Cesc project da noi creato che ogni anno alimenta le speranze di molti giovani nel Sud del Mondo. Nel nome degli ideali di Capodarco abbiamo portato questo modello a Roma, città nella quale sono cittadino dal 1974, sempre per la piena valorizzazione e inserimento dei disabili nella società.

La figura di Marisa Galli, marchigiana di Servigliano e fondatrice con me della Comunità di Capodarco, è una di quelle che vorrei ricordare perché protagonista per anni di valori ideali che ha messo al servizio per più di 40 anni di un giovane con schizofrenia. E ancora la battaglia al fianco delle famiglie dei ragazzi disabili, angosciate per il dopo di noi dei loro figli, sulla quale dobbiamo ancora lottare affinché la legge si realizzi pienamente e non rimanga in un limbo. Questa rappresenta una sfida che voglio vincere in questi ultimi anni che mi restano da vivere, lasciando in eredità una trasmissione spirituale dei valori della mia vita sacerdotale ai giovani di oggi accolgano questo grido delle famiglie, delle mamme, dei disabili, facendosi operatori di condivisione di un futuro più sostenibile. In questa direzione va la “Fondazione Don Franco e i giovani” che proprio in questi giorni sta nascendo sul territorio fermano su impulso dell’Arcivescovo di Fermo insieme alle famiglie dei disabili e di molti giovani. Qui già opera con successo la realtà di Montepacini attraverso l’agricoltura sociale, un veicolo d’inclusione formidabile per i ragazzi svantaggiati che ho potuto sperimentare nella realtà di Grottaferrata. L’obiettivo che mi sono fissato a breve termine è di creare una rete territoriale nel Fermano per sviluppare progettualità nel solco del modello Capodarco, quindi coinvolgendo sindaci, istituzioni, associazioni e realtà del territorio.

Il lavoro è grande ancora, occorre costruire e ricostruire, ma io ho tanta fede in Dio e nei cittadini di Fermo che devono diventare i protagonisti della nascita di un modello sociale sostenibile che riparta da quei valori di solidarietà che stiamo sempre più perdendo, dal welfare sociale che è stato travolto. Una città che è stata riconosciuta dell’Unesco come Learning City deve avere la forza propulsiva del cambiamento e fare da guida a un intero territorio su questi temi. Il grido d’aiuto delle famiglie si ripercuote sui giovani smarriti, senza futuro e prospettive di lavoro: io voglio reagire di fronte a questo disastro educativo ridando ai ragazzi la speranza, aiutandoli, formandoli a essere nel contesto globale-locale i profeti del tempo nuovo. Siamo soprattutto noi anziani a dover sognare per loro questi tempi nuovi da costruire secondo la forza dello spirito che anima la storia e non ci abbandona. Per questo Fermo, oltre alla città dell’apprendimento popolare, può diventare paladina, nel valore della memoria, della ricostruzione del futuro dei suoi ragazzi. Per farlo ha bisogno del supporto dei più anziani. Io con l’aiuto di Dio metterò a disposizione la mia esperienza, gli ultimi 5 anni di vita che ho ancora chiesto al Signore per dedicarmi ai giovani nel movimento di Capodarco che rinasce.

Un manifesto di rinascita che avrò il piacere di raccontare e illustrare il prossimo 18 agosto, quando presso la Sala dei Ritratti di Fermo alle ore 18 dialogherò in compagnia del teologo popolare Brunetto Salvarani, col quale già nella manifestazione ‘Le parole della Montagna’ di Smerillo ho avuto il piacere di confrontarmi su tematiche a me care alla presenza anche del Cardinale Zuppi di Bologna. Il dibattito sarà incentrato sulla necessità di ritrovare quel respiro religioso per la società in crisi di valori. Il giorno seguente, 19 agosto, sarò invece a Servigliano dove avrò il piacere di celebrare Messa al Parco della Pace delle 17 alle 18. Buon futuro. Insieme”

Don Franco Monterubbianesi