CAPODARCO DI FERMO – “La crisi si è innestata su un sistema che già vivevamo. Poi la malattia, sempre più complessa, con disabilità gravi e gravissime. E la solitudine: è finito il tempo della solidarietà che abbiamo vissuto negli anni Settanta e Ottanta. Infine le emergenze, trattate in maniera bestiale: in 24 ore ti fanno accogliere le persone e firmare un contratto. Abbiamo accolto 51 migranti, ma quando scadrà il contratto non sapremo come provvedere a loro”. Non solo: con la latitanza della politica, “spesso bisogna ricorrere a vie legali per far rispettare diritti calpestati”. È il quadro dello scenario sociale sintetizzato da don Vinicio Albanesi, presidente nazionale della Comunità di Capodarco, che ha aperto questo pomeriggio i lavori del seminario formativo promosso oggi e domani dalla Comunità per tutta la rete degli operatori e dei responsabili delle realtà aderenti in tutta Italia alla Comunità di Capodarco. Una cinquantina i partecipanti, che si confronteranno con il sociologo Giovanni Battista Sgritta, docente all’Università La Sapienza, sullo stato sociale in Italia.
“Cresce la tendenza all’ospedalizzazione a basso costo di pazienti residenziali, psichiatrici, cronici e anziani. Ma è difficile mantenere gli standard a cui siamo abituati nelle nostre piccole comunità: l’infermiere h 24 costa 120 mila euro all’anno”, ha osservato don Albanesi. Altro esempio: “I minori che accogliamo sono soprattutto psichiatrici, con qualche straniero, quindi si creano situazioni complesse e ingestibili”.
Domani i partecipanti lanceranno un appello condiviso, sollecitando “un momento di riflessione generale del Paese con l’indizione degli Stati generali del welfare,chiamando a raccolta studiosi, associazioni interessate, persone impegnate. Da questa riflessione può nascere un nuovo modello di welfare”, auspica don Albanesi. (lab)
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