Cinque per mille, modifiche in vista per gli enti

Modifiche in vista per il cinque per mille, che punta a migliorarsi in alcuni aspetti per meglio rispondere al fondamentale ruolo di supporto alle organizzazioni che svolgono attività ritenute socialmente rilevanti. Il meccanismo, avviato nel lontano 2006 e che col tempo è divenuto cruciale per la vitalità economica di migliaia di realtà nel nostro paese, non sarà rivoluzionato, ma subirà alcuni cambiamenti strutturali, per molti versi attesi da tempo.  Ma nulla cambierà concretamente per il singolo contribuente, chiamato – come già avviene ora – a indicare l’ente al quale intende destinare il cinque per mille della propria Irpef.

Le novità sul cinque per mille sono contenute in un Decreto del presidente del Consiglio (Dpcm) datato 23 luglio 2020, che è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 231 del 17 settembre 2020. Il testo dispone nei fatti l’ampliamento della platea dei soggetti ammessi al contributo: fermi restando gli enti appartenenti ai settori relativi a ricerca sanitaria, ricerca scientifica, Università e Comuni (limitatamente alle attività sociali), ci sarà spazio non più solo per “onlus”, organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale, ma per tutti gli enti di terzo settore che si iscriveranno nel nuovo Registro unico nazionale (Runts) previsto dalla legge di riforma di terzo settore, e il cui decreto attuativo (dopo il via libera della Conferenza Stato-Regioni dello scorso 10 settembre) è stato firmato nei giorni scorsi dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo ed è ora all’esame della Corte dei Conti prima di essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Quando il Registro partirà davvero (è necessario ancora qualche mese) entreranno nel sistema 5×1000 anche tutti gli enti privati senza scopo di lucro che perseguono finalità solidaristiche, come imprese sociali, cooperative sociali, enti filantropici, fondazioni.

Gli elenchi del 5×1000, poi, diventeranno permanenti (stop alla necessità di dover presentare ogni anno un’apposita iscrizione) e vengono semplificati gli adempimenti a carico degli enti. A tutela dell’intero sistema, però, ci saranno nuove regole di trasparenza e rendicontazione, anche per contrastare eventuali abusi. Prevista inoltre un’accelerazione nelle procedure di liquidazione (le somme arriveranno in tempi più brevi nelle casse degli enti beneficiari), con un dettaglio di peso che riguarderà direttamente quel gran numero di enti che, ottenendo pochissime firme, riceve annualmente dallo Stato somme irrisorie e nei fatti sostanzialmente inutili per un vero supporto. Viene innalzato infatti l’attuale limite, prevedendo che l’importo minimo erogabile al singolo ente salga dagli attuali 12 fino a 100 euro. Il che permetterà di “disperdere” meno risorse e di rendere più leggera la macchina burocratica, garantendo anche un accorciamento dei tempi.

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