“La normalità? Il farmaco più potente”. Storie di quarantena nella Comunità San Claudio

 “Pronto Martina ho il quaranta! Posso aprire l’uovo di Pasqua, quello mio però?”. È la videochiamata di domenica 8 aprile 2020 alle 15.10, a cui partecipa da casa Martina Monterubbiano, coordinatrice del San Claudio di Corridonia (MC), realtà residenziale legata alla Comunità di Capodarco di Fermo che attraverso attività riabilitative e relazionali, segue una ventina di persone con problematiche psichiatriche. Le sue figlie, assonnate sul divano, sorridono, sono oramai abituate ai ‘colloqui bizzarri’ della mamma. “Pronto? Dovrei comprare le calze a rete per Pasqua ma questi due mi dicono che non si esce…”, altra videochiamata di sabato 11 Aprile.

“Sento solo un pianto e vedo lacrime che scendono sulle gote, le facce degli operatori sorridono e rassicurano. Poi la videochiamata si interrompe”, spiega la responsabile. Dal suo divano, divenuto postazione di lavoro pomeridiana in quarantena, durante la Fase 1, lo stesso clima attraversa la linea telefonica. “No mamma! Quando finisce questa situazione… Sbotta mia figlia. Le lacrime sono entrate senza chiedere permesso tra le mura della mia casa”.

FASE 2 – “HAI SENTITO CONTE? NOI NON SIAMO CONTENTI”

“Entro al lavoro, solito tran tran: percorso pulito, lavaggio delle mani, cambio delle scarpe e misurazione della temperatura. Pronta per il briefing delle 9.10. Mi guardo intorno e stranamente non sono accolta con il solito clima festoso. Inizio a preoccuparmi: non è mai successo prima del virus… Ragazzi ci siete?: Ma Martina, hai sentito Conte? Noi non siamo contenti!”.

Non ci sono notizie rassicuranti – confida Martina Monterubbiano – gli psichiatri raccontano che l’epidemia Covid-19 ha cambiato radicalmente la fisionomia delle relazioni personali e sociali.L’elevato numero dei suicidi degli ultimi giorni e l’acquisto spesso incontrollato degli psicofarmaci, è indice di una paura generalizzata, un fenomeno nuovo, sconosciuto anche alla Psicologia d’Emergenza”.

La Comunità San Claudio è una struttura residenziale protetta in convenzione con il Dsm di Civitanova Marche (MC) ed accoglie da oltre 20 anni persone con disabilità psichica. “Innanzitutto, dobbiamo subito ammettere – riferisce la dott.ssa Alessandra Natali, psicoterapeuta della comunità – eravamo particolarmente preoccupati di come i nostri ospiti avrebbero reagito da un punto di vista dell’umore e del comportamento, di fronte ad una limitazione così grande. Il nostro compito penso sia quello di far affrontare con equilibrio questa situazione drammatica. Ci siamo preparati a fronteggiare l’onda d’urto che sarebbe stata possibile, ma siamo rimasti piacevolmente sorpresi: l’onda d’urto la stiamo superando. Sebbene stiamo chiedendo a molti di loro di rinunciare ad attività riabilitative, a uscite di gruppo, a attività lavorative e a contatti diretti con le loro famiglie, hanno tutti compreso e mostrato una resilienza naturale. Hanno sì manifestato la loro delusione e frustrazione, ma con l’equilibrio di chi sa di far parte di un sistema più grande, che ci accomuna tutti”.

L’obiettivo della riabilitazione psichiatrica è di ricollegare la persona al mondo interno ed esterno, spiega la responsabile “dopo un’attenta analisi e un’accurata lettura dei progetti terapeutici, abbiamo capito che andavano intensificate le attività in generale (sia terapeutiche che riabilitative ) e bisognava ripensare un nuovo modo per realizzare questo collegamento. La palestra e la piscina, prima settimanali, oggi si sono trasformate in attività fisiche giornaliere condotte da infermieri ed educatori. Le uscite sono diventate proiezioni su maxi schermo di film e concerti, momenti di karaoke, visite a musei virtuali e così via. La ‘nostra’ regista, esperta di teatro sociale, Roberta Fonsato, entra in comunità attraverso un collegamento Skype, con il quale riesce magicamente a tessere ancora quel filo che la unisce ai nostri ospiti. La messa arriva via streaming e ci permette di partecipare attivamente in videoconferenza alle letture domenicali, come i nostri ospiti erano soliti fare prima in chiesa.

Molte di queste attività sono diventate da due mesi delle abitudini “probabilmente ci accompagneranno anche successivamente, perché sono state decisamente apprezzate e si sono rivelate delle risorse, e piacevolmente la parola educare è rinata nel suo etimologia latina Ex Ducere, insieme ai nostri ospiti abbiamo riscoperto passioni e rispolverato ricordi. In particolare – conclude -, grazie al supporto dello psichiatra del Dipartimento di Salute mentale, il dott. Ubaldo Sagripanti, la Medicina narrativa è entrata in comunità come filo conduttore di condivisione dei vissuti durante questo periodo segnato dal coronavirus”.

FASE 3 – PRATICARE ‘LA NORMALITÀ’, IL FARMACO PIÙ POTENTE”

“Coordinare un équipe non è mai semplice, soprattutto in un periodo come questo, mi sono rimessa in gioco – continua Martina Monterubbiano – ho ascoltato le proposte e ho capito che l’emergenza vera è quella di tessere una tela forte, dove le relazioni tra le persone sono la cosa primaria, utilizzare questo momento per guardare il particolare, non soffermarsi sul problema ma riappropriarsi del tempo . Sono più di venti anni che metaforicamente i cancelli della Comunità San Claudio sono aperti, non sarà il virus a fermarci, continueremo e non abbandoneremo mai l’obbiettivo dell’inclusione e chiederemo ancora di più alla nostra società di essere includente, perché abbiamo sperimentato che nella patologia psichiatrica praticare ‘la normalità’ è il farmaco più potente”.

“Pronto Martina, siamo arrivati. Qui tutto bene c’è il sole andiamo in camera ci mettiamo il costume e pronti per la spiaggia … Tranquilla stasera ti chiamiamo e ci mangiamo un gelato!”.
“Mi piacerebbe rispondere: Girandoloni!” conclude.