Tre suicidi a Civitanova, don Albanesi: “Grido contro le povertà non è raccolto”

Una famiglia distrutta per motivi economici. E’ successo a Civitanova Marche, in provincia di Macerata. Dapprima marito e moglie, rispettivamente di 62 e 68 anni, si sono impiccati in casa. Poi il fratello della donna, dopo aver scoperto i corpi senza vita dei congiunti, si è gettato in mare. Secondo gli inquirenti si è trattato di un suicidio a causa proprio delle difficoltà economiche attraversate dalla coppia: disoccupato lui, pensionata lei. Troppo poco anche per le spese quotidiane e l’affitto di casa. Sulla vicenda interviene don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, da una vita in prima linea contro il disagio, la povertà e la marginalità: “Questa mattina è giunta notizia che, a Civitanova Marche in una città della nostra Regione, vicino alle nostre abitazioni, si sono tolti la vita due coniugi. Il motivo sembra essere la riduzione in povertà. Esodato lui, con una piccola pensione lei. Per il dispiacere si è ucciso, gettandosi a mare, anche un fratello di lei. Nei nostri tranquilli territori tre persone morte sono molte; sono troppe dappertutto. La nostra terra non è abituata all’abbandono. Eppure due coniugi, rimasti soli, non riuscivano più nemmeno a pagare l’affitto”.

Per don Albanesi, “i grandi numeri dell’Istat che indicano in quattro milioni i poveri in Italia, diventano realtà terribile e dolorosa vicino casa. Il pensiero va all’angoscia di quelle tre persone, quando si sono rese conto che non riuscivano ad andare avanti. Togliersi la vita è sembrato loro l’unico modo per sottrarsi alla paura e alla vergogna”.

“Un tempo, molti anni fa, esisteva nei Comuni il terribile ‘elenco dei poveri’ – continua don Albanesi -. Vi erano scritti individui e famiglie allo sbando, quanti non riuscivano a mangiare. Con il progresso, quegli elenchi sono stati soppressi: sono tornati con prepotenza con le loro vittime. Con una differenza: la vita costosa di oggi esige interventi significativi, con un piano solido che segua la condizione di povertà e abbia la forza di affrontare i problemi. Le amministrazioni dicono di non aver risorse; le opere di volontariato gratuito non reggono l’impatto di cifre importanti. Se qualcuno si ritrova solo è la fine. E’ quanto emerge dalle prime notizie sulla morte di tre persone. Non erano vagabondi, né stranieri. Erano persone come noi, lavoratori e pensionati, ritrovatisi senza futuro. Con l’aggravante di non aver nessuno della famiglia che li aiutasse”.
Conclude don Albanesi: “Il grido contro le povertà non è nemmeno raccolto: abbozzi di soluzione, nemmeno precisi. Ipotesi, slogan e poco più. Non è possibile attendere altre vittime. Lo chiede la convivenza civile, la pietà umana, la tutela della vita”.