VOGLIA DI CREDERE

Quando mi fu proposto di scrivere un’introduzione al cristianesimo, mi venne suggerito di rispondere alla domanda: “Perché, oggi, un ragazzo o una ragazza dovrebbe credere?”, e inoltre : “Perché ne vale la pena?”. Da questa proposta sono rimasto lusingato e impaurito. Lusingato, perché esprimere il contenuto di fede è importante per qualsiasi credente, tanto più per un prete; impaurito, perché spiegare il cristianesimo, in un centinaio di pagine, è estremamente rischioso. Il commento al “Credo apostolico” che farò, è l’esternazione della fede personale: un mix di razionalità, quale adesione a verità rivelate, desideri ed emozioni. I ricordi, gli affetti, le simpatie e le antipatie, le emozioni comunemente dette, fanno parte dell’esperienza a pieno titolo; di essi spesso non riusciamo nemmeno a conoscere pienamente le origini e gli effetti, anche se sono presenti e importanti. Il linguaggio che userò vuole essere esplicito e diretto: senza ammiccamenti alla modernità, ma anche senza l’esoterismo di parole difficili, accessibili solo a iniziati. L’esposizione può apparire a volte ingenua: non è mia intenzione semplificare ciò che è complesso. La fede, però per essere tale, coinvolge la vita. E la vita è fatta di scelte; elaborate quanto si vuole, ma, alla fin fine, molto chiare. Una riflessione dunque difficile: ha la pretesa di rendere attuale un contenuto che viene da lontano. Se non sarò sufficientemente completo e “affidabile”, chiedo scusa fin d’ora.

Vinicio Albanesi