Pronta la nuova Carta dei servizi della Comunità terapeutica residenziale L’Arcobaleno

foto: Stefano Dal Pozzolo

foto: Stefano Dal Pozzolo

FERMO – “La nostra idea di ‘comunità’ nasce dal lungo percorso maturato in tanti anni nel grande laboratorio della Comunità di Capodarco, fucina di idee, valori etici e profonda umiltà. L’identità della Comunità di Capodarco parte dal riconoscimento della dignità, senza discriminazioni e senza distinzioni. La valorizzazione della propria identità, con l’assenza di ulteriori attese di riconoscimento. La presa in carico diventa il reciproco rispetto di ognuno con la sua storia. E le storie sono comunque diverse e tutte da rispettare”. Si apre con queste parole la nuova Carta dei servizi della Comunità terapeutica residenziale L’Arcobaleno, che accoglie giovani uomini tossicodipendenti. Una realtà nata come associazione nel 1985, che nel corso degli anni ha cambiato impostazioni e aggiornato il suo percorso terapeutico per adattarsi ai mutamenti sociali e ai bisogni delle persone accolte. Fino a ottenere, nel 2011, l’accreditamento regionale con 4° livello di eccellenza per l’erogazione di servizi di riabilitazione ed educativo-assistenziali per tossicodipendenti.

“Nello stile della Comunità di Capodarco la risposta minima non è sufficiente: perché una persona che vive in comunità (anche un tempo limitato) non è certamente solo un cliente o utente, ma esprime una vita che deve espandersi nel futuro – scrive l’équipe formativa nella Carta dei servizi dell’Arcobaleno –. La prospettiva educativa a questo punto cambia: ti fai portare di istanze che nessuna legge civile al mondo potrebbe importi”. Tra i punti imprescindibili, “l’ingresso volontario da parte delle persone, l’uso di metodi di lavoro di gruppo, l’eventuale collaborazione appropriata di ospiti avanzati come coterapeuti, la presenza di una struttura sociale aperta e flessibile”. Inoltre “il contesto residenziale stimola e rafforza il modello di ambiente familiare ideale che è mancato all’utente durante gli anni critici dello sviluppo, cioè la preadolescenza e l’adolescenza”. La comunità, dunque, si delinea come un “luogo intermedio” di “riprogettazione della propria vita, e spesso di vera e propria formulazione poiché spesso la giovane età degli ospiti – variabile dai 18 anni ai 30 – ci obbliga a rivedere alcuni dei paradigmi di base del concetto stesso di comunità”. Comunità che è anche e soprattutto luogo di crescita personale: “I nostri ospiti sono quindi chiamati non solo a risolvere la problematica inerente la dipendenza e i comportamenti connessi, ma anche a superare i compiti evolutivi della loro età, primo fra tutti il pervenire ad una identificazione di sé come giovane adulto. Nel contesto comunitario ognuno di loro diventa modello per l’altro ed è innegabile il potere che la convivenza quotidiana tra pari riveste in un contesto residenziale nonché la valenza protettiva e correttiva esercitata dal gruppo”.

Sintetizzando, la comunità Arcobaleno offre un programma psicoterapeutico a un massimo di 14 giovani maggiorenni (fino a 30 anni) “con o senza obblighi giudiziari che richiedono trattamenti disassuefatevi psicofisici da sostanze psicotrope, anche poliassuntori”. Il percorso comunitario – periodo di accoglienza, intermedio, di sgancio e reinserimento – è individualizzato, modulato sui bisogni della persona accolta, in collaborazione con i servizi pubblici: infatti l’ingresso in comunità avviene su segnalazione dei Servizi territoriale per le dipendenze. Il ragazzo non è considerato un “paziente” ma un “ospite” che si relazione con gli operatori chiamati a “stare e fare con”, in un’ottica costante di “condivisione”, lungo “un continuum che va dall’affiancamento più o meno consistente alla delega progressiva di responsabilità”.

foto: Stefano Dal Pozzolo

I giovani dell’associazione L’arcobaleno – foto: Stefano Dal Pozzolo

Il responsabile della comunità è Riccardo Sollini, coadiuvato dal direttore terapeutico Teresa Antonelli (psicologa e psicoterapeuta), dal coordinatore di Comunità e referente accoglienza Michele Rocelli (psicologo) dall’operatore e referente gruppi terapeutici Roberto Di Blasio (sociologo e psicologo), dagli educatori professionali Elisabetta Franchini e Annarita Balbi, dalle psicologhe Alessia Marcaccio e Maria Giovanna Marzoli, dal maestro d’opera Elia Africani, operatore sociosanitario.