Morto don Clauser. Don Albanesi: “Prete all’antica, ma sempre accanto alla povera gente”

“Ho conosciuto don Dante Clauser, morto ieri a Trento, a 89 anni, in occasione dei primi incontri dei sacerdoti impegnati nelle comunità di accoglienza, agli inizi degli anni ottanta. Un prete all’antica, ma che aveva incrociato avvenimenti che avrebbero dato una svolta significativa e particolare alla sua vita”. Così don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, ricorda don Dante Clauser, figura notissima di prete per il suo impegno al fianco degli ultimi. Aveva fondato il “Punto d’Incontro”, il rifugio dei disperati di via Travai, nel centro di Trento

Don Dante Clauser

Don Dante Clauser

“Parroco nella Parrocchia di San Pietro a Trento – ricorda don Albanesi -, aveva assistito alla contestazione giovanile che proprio alla facoltà di sociologia dell’Università di quella città aveva visto i primi movimenti. Toccato dalla povertà delle persone della sua città, aveva abbandonato la Parrocchia per occuparsi di persone senza alcun sostegno: immigrati, senza dimora, prostitute, malati psichiatrici. A metà degli anni ’70 crea una mensa, con sostegno di servizi di cibo, abiti, pulizie e un futuro di occupazione e di inserimento. Si appassiona delle storie delle persone: vuole offrire un aiuto prima e un riscatto dopo. Vive all’inizio della generosità della gente. Con la costituzione dell’Associazione ‘Punto di incontro’ collaborerà con le istituzioni perché la città abbia almeno un primo appoggio. Per quarant’anni continuerà a vivere a contatto con quanti si rivolgeranno alla sua casa. Senza rimpianti, rimanendo, come era, prete all’antica, ma a fianco della povera gente. Ricordiamo i suoi interventi secchi ed espliciti: senza ammodernamento delle parole e senza elaborazioni sociali e professionali”.

Continua don Albanesi nel suo ricordo: “Parteciperà con interesse e costantemente a tutte le vicende che a partire dagli anni ottanta farà sorgere il Coordinamento delle comunità di accoglienza. Severo, ma anche tenero. Imponente nella persona, ma anche vivace e di acuta intelligenza. Non era facile stare accanto a lui: chiedeva l’essenziale. Alle persone e alle istituzioni. E’ stato per molti anni riferimento per la città e per le autorità”.

E conclude: “I giornali locali oggi, in prima pagina, riportano le foto del Papa dimissionario e di don Dante scomparso. Non aveva timori, perché era convinto, nel profondo della sua anima, di seguire la via giusta, a difesa della dignità della povera gente. Si arrabbiava se qualcuno usava parole di disprezzo per chi stava in povertà e in solitudine. Un ricordo tenero e molto confortevole. Quando si parla di istituzioni ecclesiastiche forse è bene ricordare anche figure che hanno dedicato tutte le energie per il bene delle persone: nel nome di Dio a cui credono”.

Per aggiungere un commento vai al blog di Don Vinicio Albanesi