“Largo Albano Angelini, giardiniere”. Piazza dedicata a un ragazzo disabile qualunque

albano003rCAPODARCO – È passato poco più di un anno dalla sua prematura scomparsa a causa di un tumore, e domenica prossima, 8 dicembre, a mezzogiorno il Comune di Fermo gli intitolerà una piazza a Capodarco, fra la scuola media ed elementare: “Largo Albano Angelini, giardiniere”. Uno spazio che Angelini frequentava spesso, salutando le persone e lavorando, pulendo le strade. La proposta era partita dalla Comunità di Capodarco, dove Albano ha vissuto per molti anni. E la domanda è stata accolta con entusiasmo e favore dall’Amministrazione comunale, con delibera di Giunta del 24 settembre scorso, che “ha deciso di intitolare lo spazio ad Albano, giovane disabile con un’infanzia difficile che ha costruito il suo percorso di integrazione attraverso l’affetto e la stima dell’intera comunità capodarchese”.

Forse si tratta di una delle poche piazze in Italia dedicate a una persona disabile “qualunque”. Eppure domenica 8 dicembre la cerimonia avverrà alla presenza della cittadinanza e delle autorità. Don Vinicio Albanesi, responsabile della Comunità di Capodarco e promotore dell’iniziativa, descrive quella di Albano come “una storia esemplare che ha ricevuto e offerto dignità a un ragazzo che sembrava non avere futuro. Albano, invece, aveva costruito il suo equilibrio grazie al rispetto di Capodarco e della Comunità, che hanno saputo valorizzare il molto che aveva. Non era un poeta, non era uno scrittore, non era medico. Era una persona che ha vissuto con dignità la sua storia, combattendo i suoi limiti, chiedendo e ottenendo rispetto. Per questo è stato grande”. Il suo ricordo “è sempre vivo in ciascuno di noi”, aggiunge don Vinicio.

Albano aveva un ritardo psicomotorio non accolto da suo padre; da 6 a 14 anni in collegio a Fermo dalle suore di Madre Speranza, ne esce ribelle e aggressivo. “La mamma chiede aiuto ai servizi sociali del comune di Fermo e quindi viene chiesto a don Vinicio e alla Comunità un affido diurno”, ricorda Gerardo D’Angelo della Comunità di Capodarco, scelto con la moglie Beatrice come genitore affidatario del ragazzo. “Albano aveva uno spirito vivace, ribelle ma buono e chiedeva solo di essere accompagnato, rispettato e voluto bene. Io e Beatrice come genitori affidatari e tutte le persone della Comunità che erano suoi ‘zii’, abbiamo assunto questo compito per 27 anni. Crescendo, Albano aveva abbandonato ogni atteggiamento aggressivo, si sentiva il fratello maggiore dei nostri figli e di tutti gli altri ragazzi della Comunità”.

Alla ricerca di un lavoro vero, “dopo vari tentativi e nonostante il parere negativo della commissione medica che lo giudicò non idoneo, presentammo al comune di Fermo un progetto per una borsa di lavoro come operatore ecologico. Il progetto prevedeva di pulire le strade di Capodarco paese. Molti pensavano che non sarebbe stato capace, che avrebbe fatto danni… Invece, con pazienza e perseveranza, Albano era diventato non solo capace, ma prezioso aiuto per gli anziani suoi tutor che svolgevano lo stesso lavoro. Ma la cosa più importante fu che il lavoro aveva cambiato Albano: a casa era più sereno e i suoi concittadini gli dimostravano stima e rispetto”.

Lo scorso anno, nell’arco di pochi mesi, un cancro se l’è portato via. “Il rapporto di Albano con la malattia è stato coraggioso perché la sofferenza è stata molta, mai un’imprecazione, sempre gentile e cordiale, sia con noi che con il personale dell’ospedale. Solo ci chiedeva di stargli vicino, notte e giorno, ed è quello che abbiamo fatto fino all’ultimo istante della sua vita”, racconta ancora Gerardo. E durante i suoi funerali, come ha voluto sua madre, è stata fatta una raccolta fondi destinati ai bambini disabili della Casa della Carità di Penipe in Ecuador, dov’è presente la Comunità di Capodarco internazionale.