Don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, primo firmatario dell’appello dei movimenti non violenti

La bandiera arcobaleno, simbolo della pace

La bandiera arcobaleno, simbolo della pace

ROMA – Il presidente della Comunità di Capodarco don Vinicio Albanesi è stato il primo a firmare l’appello “L’Italia ripudia la guerra”, formulato da Rete della Pace, Sbilanciamoci! e Rete Italiana per il Disarmo, preoccupate per la proposta di riforma istituzionale, al vaglio del Parlamento, che prevede che la sola Camera dei Deputati possa deliberare lo “stato di guerra” a maggioranza semplice. Le associazioni chiedono che si apra un tavolo di confronto per valutare modifiche più in linea con lo spirito dei padri costituenti. La riforma, in questo momento in discussione alla Camera dei Deputati, in merito alla modifica delle funzioni del Senato prevede tra l’altro una riscrittura dell’articolo 78 della nostra Costituzione (“Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”), articolo pensato per poter derogare  temporaneamente dal principio di ripudio della guerra sancito dall’articolo 11.
La modifica in discussione attualmente prevede che tale dichiarazione di guerra sia in capo a un solo ramo del Parlamento: – si legge nell’appello – una situazione che, combinata con la nuova legge elettorale che prevede un alto premio di maggioranza, configura la possibilità che un singolo partito – in minoranza nel Paese e nell’elettorato ma avente la maggioranza in Parlamento grazie alla legge elettorale – possa prendere tale decisione”. Le associazioni delle Reti per la pace e il disarmo esprimono “una chiara preoccupazione per questa possibilità e, soprattutto, per la leggerezza con cui si sta intervenendo su un tema alquanto delicato”. Una scelta, quella di intervenire sull’articolo 78 in questa modalità, ritenuta pericolosa e poco responsabile.
Le reti pacifiste chiedono di “aprire un dibattito più ampio sulla questione per trovare delle modifiche, ovviamente necessarie mutando la natura del Senato, più in linea con lo spirito e i contenuti voluti dalle madri e dei padri costituenti”. “Non riteniamo accettabile che, per fare un esempio, sia più semplice raggiungere la maggioranza utile a dichiarare guerra rispetto a quella necessaria per l’elezione del Presidente della Repubblica. – spiegano – Entrambi sono momenti dalla natura enormemente importante (oseremmo dire “grave”) nella vita politica del nostro Paese e non si comprende la disparità che ne risulterebbe nell’affrontarli”.
“Non è nostra intenzione sostenere che la modifica proposta dal Governo sia intesa ad avere più facile accesso ad una dichiarazione di guerra prossima ventura. – puntualizzano –  Non crediamo che sia quello l’obiettivo, ma comunque sottolineiamo con preoccupazione una discussione che, su un tema così importante, ci appare quantomeno superficiale.

Le associazioni rilanciano l’Appello che mira a sostenere un emendamento sulla questione presentato da un largo numero di Deputati afferenti all’intergruppo dei “Parlamentari per la Pace”. “Una proposta emendativa che punta quantomeno ad innalzare il ‘quorum’ di voti richiesto per una Dichiarazione di guerra. Questo sostegno di singole personalità ed associazioni ha solo lo scopo di indicare una possibile soluzione migliorativa del testo presentato dal Governo già sul tavolo nella discussione parlamentare. La nostra richiesta principale e, di fondo, rimane soprattutto quella di uno stralcio di qualsiasi provvedimento che preveda la modifica dell’articolo 78 della Costituzione e l’apertura di un ampio dibattito nell’opinione pubblica e nella politica sugli indirizzi fondamentali che la nostra Repubblica deve avere su una questione così decisiva e fondamentale per le sorti del nostro Paese come quella della scelta tra Pace e guerra”. Tra i firmatari, don Luigi Ciotti, padre Alex Zanotelli, don Armando Zappolini, Ascanio Celestini, Gad Lerner, Mario Martone, Alice Rohrwacher. Leggi l’appello

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